Traduzioni di Dharma

 

La parabola del battello

 

Presentata dal Wanderling - trad. di Aliberth –
http://www.angelfire.com/indie/anna_jones1/ferryboat.html
 

 

 Questa è una parabola che in diversi testi buddhisti appare in varie forme. Come tutte le parabole, anch’essa tenta di comunicare un concetto con riferimento ad una esperienza che era familiare all’auditorio. Dato che il buddhismo aveva avuto inizio nell’Antica India, le acque, i fiumi, e i battelli sono preminentemente raffigurati nella mitologia e nei racconti dell’epoca. Si presume, quindi, che questa parabola offra una metafora per poter comprendere i nostri progressi su un cammino spirituale.
Immaginiamo che noi si debba attraversare un grande fiume con un battello. Prima che la nave arrivi al molo, la percezione del nostro interesse sarà incentrata sui preparativi per il viaggio, su quali passeggeri potranno essere nostri compagni, ecc. Quella che non possiamo sapere con precisione è la nostra destinazione finale – noi non possiamo vedere l’altra sponda - e non essendo mai stati lì, non abbiamo alcuna idea di ciò che realmente potremo trovare.
Una volta che il battello si è avvicinato, la nostra attenzione si sposterà alla stessa imbarcazione, e al capitano e l'equipaggio. Saremo attenti a come essi fanno entrare la nave nel bacino, e pure come l'equipaggio e il capitano lavorano insieme, e se il battello appare idoneo o meno.
Una volta saliti a bordo della nave e dopo aver preso la corrente del fiume, la nostra attenzione si concentrerà quasi esclusivamente sull’imbarcazione e sull'equipaggio della stessa. Noi non possiamo ancora vedere la nostra destinazione e il bacino che abbiamo appena lasciato non è che un vago ricordo. Siamo perciò interessati intensamente al fatto se stiamo compiendo progressi nel nostro viaggio.
Mentre ci avviciniamo di nuovo alla riva, la nostra attenzione cambierà ancora una volta, per vedere come potrà apparirci la nostra destinazione, quali altri passeggeri a questo punto scenderanno con noi, ecc.
La questione centrale del Buddha era questa: "Una volta che abbia raggiunto la sua destinazione sull’altra sponda, potrà mai il saggio prender su il battello e portarlo con lui?" La risposta ovvia è no - Non vi è alcuna ulteriore necessità di quel particolare veicolo per il resto del viaggio.
Questa parabola vuole rappresentare il nostro cammino spirituale verso l'illuminazione - e il battello è la particolare dottrina religiosa che ci aiuti in tale viaggio. Si suppone che il punto della parabola sia che, una volta che abbiamo assorbito la dottrina, si può lasciarla alle spalle e andare avanti. La cosa peggiore che potrebbe accadere è che il battello possa prendere a girare in tondo in mezzo al fiume e che i passeggeri pensino che essi stiano ancora facendo progressi.
L’altra questione è, come poter scegliere il nostro battello? Un modo è di scegliere un capitano in cui abbiamo fiducia - ma chi può darci davvero fiducia? Se seguiamo gli insegnamenti del Buddha, un qualunque capitano che vi dica di conoscere il miglior modo per voi di fare il viaggio, sta mentendo - se egli conoscesse la Via per l’Illuminazione, ci sarebbe già. Il miglior modo per assicurarvi di poter fare progressi sul cammino spirituale è quello di diventare capitano voi stessi.
La monaca Chiyono (Mugai Nyodai, 1223-1298) studiò e meditò per anni sulla profonda questione dell’esistenza ultima, - maggiormente sotto il venerato maestro Zen Wu-hsueh Tsu-yuan (Bukko, 1226-1286, fondatore del tempio Engakuji, che nel 1280 arrivò in Giappone dalla Cina) - ma non era ancora riuscita a raggiungere l’altra sponda. Una notte, sotto il chiaro di luna, stava trasportando un vecchio secchio riempito d’acqua. Mentre camminava lungo la strada, lei notò la luna piena riflessa nel secchio d'acqua. Proseguendo il cammino, la striscia di bambù che teneva il manico del secchio insieme si ruppe all’improvviso ed il secchio prese a rotolare sul terreno. Anche il fondo del secchio si ruppe, l'acqua venne inghiottita nel suolo, ed anche il riflesso della luna scomparve con essa. In quel preciso momento, Chiyono realizzò che la luna che stava vedendo era solo un riflesso della vera luna (la cosa reale)... proprio come era stata tutta la sua vita.
La fonte primaria per la parabola del battello si trova nel MAJJHIMA NIKAYA 22, Alagaddupama Sutta, (Il Serpente d’Acqua), in cui il Buddha spiega il corretto modo di prendere il Buddha-Dharma, utilizzando la parabola: "Monaci, io vi insegnerò il Dhamma, come paragonato ad una zattera, al solo scopo di poter fare l’attraversamento, non allo scopo di dovervici attaccare. Ascoltate e prestate la massima attenzione. Ora ve ne parlerò".
"Come vuoi tu, o Signore", risposero i monaci al Beato.
Il Beato allora disse: "Supponiamo che un uomo stia percorrendo un sentiero. Egli arriva in un punto in cui vede una grande distesa di acqua, con la sponda vicina dubbia e rischiosa, e l’altra sponda sicura ed esente da rischi, ma non c’è né un battello, né un ponte, che da questa parte porti all’ altra parte. A lui verrebbe il pensiero, 'Qui c’è una grande distesa d’acqua, con la vicina riva dubbia e rischiosa, e l’altra riva sicura ed esente da rischi, ma non c’è né un battello, né un ponte, che porti da questa sponda all’altra. E se io raccogliessi un po’ di sterpi, ramoscelli, rami e foglie e, dopo averli legati insieme, ne facessi una zattera, così da passare in sicurezza sull’altra sponda, facendo muovere la zattera con uno sforzo delle mie mani e piedi?' Allora l'uomo, dopo aver raccolto sterpi, ramoscelli, rami, foglie e, dopo averli legati insieme, ne fece una zattera per attraversare in sicurezza e andare all’altra sponda, facendo uno sforzo con le sue mani ed i piedi. Dopo aver attraversato e andato oltre sull’altra sponda, egli potrebbe pensare, 'Come è stata utile per me questa zattera! E’ stato grazie a questa zattera che, facendo uno sforzo con le mie mani e piedi, io ho potuto attraversare in sicurezza l’acqua per andare all’altra riva. Perché allora, dopo averla issata sulla mia testa o sulla mia schiena, non me la porto dove mi pare?' Cosa ne pensate, monaci: nel fare ciò, farebbe bene l'uomo a fare ciò che ritiene di fare con la zattera?"
"No, Signore."
"E che cosa dovrebbe fare l'uomo, per fare ciò che giustamente si dovrebbe fare con la zattera? Vi è il caso in cui l'uomo, dopo aver attraversato, potrebbe pensare, 'Come è stata utile questa zattera per me! Perché è grazie a questa zattera che, facendo uno sforzo con le mie mani e piedi, ho potuto attraversare in tutta sicurezza per andare all’altra riva. Perché allora io, dopo averla attraccata sulla riva o legata su un palo nell’acqua, non me ne vado tranquillo dove mi pare?' Questo, o monaci, sarebbe il giusto modo di fare ciò che dovrebbe essere fatto con la zattera. Allo stesso modo, o monaci, io ho insegnato il Dhamma, paragonato ad una zattera, al fine di poter attraversare, non allo scopo di farvici attaccare. Comprendendo il Dhamma come insegnato, paragonato ad una zattera, voi dovreste lasciar andare perfino tutti i Dhamma, per non parlare dei non-Dhamma". (fonte)
In contrasto con quanto detto sopra, un giorno il Buddha incontrò un asceta che sedeva sulla riva di un fiume. Questo asceta aveva praticato austerità per 25 anni. Il Buddha chiese che cosa egli avesse ottenuto con questa sua attività. L'asceta rispose con orgoglio che, adesso finalmente, egli poteva attraversare il fiume camminando a piedi sull’acqua. Il Buddha allora sottolineò che questo risultato era insignificante rispetto a tutti gli anni di lavoro, dal momento che egli poteva attraversare il fiume utilizzando un battello con un solo un centesimo! (fonte)

Copyright 1997 © Michael J. Connelly, Longview Community College
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FERMA QUELLA BARCA A REMI!

(Usando solo la tua mente)
Presentato da il Wanderling – Trad. da Aliberth
http://sped2work.tripod.com/rowboat.html

 

Immaginate di star camminando a piedi lungo la riva di un grande lago con un amico Zen. Ad un tratto, guardando sul lago, riuscite a vedere una barca a remi che si muove lentamente sull'acqua. A questo punto, il vostro amico vi dice, "Prova a fermare quella distante barca a remi utilizzando solo la tua mente."

In un primo momento, voi potreste sorridere, o immaginare una sorta di poteri telecinetici, e ritenere che il vostro amico stia scherzando. Ma poi lo guardate e vi accorgete che lui è molto serio. Ma di che cosa sta mai parlando? Egli non dà altre spiegazioni, e la sua dichiarazione vi si rimescola in testa per tutto il giorno. Quella sera siete a casa a meditare, e durante la meditazione: ‘Aha!’, improvvisamente comprendete ciò che egli intendeva dire.

Non voglio dire di respingere l’esperienza "Aha!", ma qui voglio togliere il "trucco" del Koan. (Non che questo non lasci qualche "Aha!"!) Il lago, la barca a remi, e il suo muoversi, esistono tutti nella vostra mente. Non serve alcun potere telecinetico per fermare la barca a remi - avete solamente bisogno di smettere di rompere a pezzi il mondo. La barca a remi non è fondamentalmente diversa dall'acqua nel lago, o, per lo stesso motivo, da voi stesso o dall'uomo che rema in barca. Una volta che non vi è nessuna barca a remi, nessuna acqua, e nessun movimento nella vostra mente, voi avrete davvero fatto proprio come il Koan chiede.

Alcune persone possono essere soddisfatte con tale spiegazione del Koan, e ciò è bene. Ma questa è invero una "spiegazione" intellettuale del Koan e non ferma la barca. L'idea è di meditare sul Koan, fino a che voi sperimentiate personalmente la dissoluzione di soggetto e oggetto. Anche se sembra inconcepibile, ciò è davvero possibile.

Han-shan-Te Ching (Hanshan Dequing, 1546-1623) sperimentò l’Illuminazione quando, sul monte Wu Tai, lesse il trattato di un antico monaco Madhyamika Cinese, dal titolo ‘Le cose non si muovono’. Secondo la cronaca, Han-shan fu il revisore del Libro di Chao, fonte del "Le cose non si muovono". Han-shan incappò nelle storie di un Bramacharin che in gioventù lasciò la sua casa, e vi fece ritorno quando ebbe i capelli bianchi. Quando la gente lo vide, i vicini gli chiesero, "Ma, quell'uomo [che noi conoscevamo] è oggi ancora vivo?" Il Bramacharin rispose, "Io osservo quell'uomo del passato, ma io non sono lui". Leggendo questa storia Han-shan improvvisamente comprese che tutte le cose non vanno e vengono. Quando si alzò dalla sua seduta, e andò in giro, egli non vide cose in movimento. Quando egli aprì la finestra chiusa, improvvisamente un vento soffiò tra gli alberi nel cortile, e tutte le foglie volarono in cielo. Tuttavia, egli non vide alcun segno di movimento. Quando andò ad urinare, egli ancora non vide alcun segno del fluire. Aveva capito che il testo diceva che, "Ruscelli e fiumi si gettano in mare, eppure non c'è nulla che scorre". A quel punto, Han-shan frantumò ogni dubbio e ogni preoccupazione esistenziale circa la nascita e la morte.

In un contesto più moderno, i commenti di cui sopra, fatti da un vecchio ed abile maestro, possono essere paragonati a quelli di Susan Segal, una giovane donna che ha fama di aver sperimentato il Risveglio nell’attuale epoca moderna: "Improvvisamente, divenni consapevole del fatto che io stavo guidando tramite me stessa. Per anni non vi era stato affatto alcun ‘sé’, eppure qui su questa strada, tutto era me-stessa, ed io stavo guidando attraverso di me per arrivare dove già ero. In essenza, non stavo andando da nessuna parte, perché ero già dappertutto. L'infinita vacuità in cui io sapevo di essere, era ormai evidente come l'infinita sostanza di tutto ciò che io vedevo".

Nella meditazione Zen, l’abituale posizione degli occhi è di non tenerli completamente chiusi. Invero, in alcune scuole si suggerisce di guardare un po’ in basso verso il pavimento pochi metri di fronte a "né. A volte, può essere suggerito di chiudere gli occhi. Quando io medito, a volte mi piace guardare tutto intorno. Dopo che per me la differenziazione del mondo in oggetti separati è sparita, può essere affascinante proprio guardarmi intorno. Guardare il tavolo e la sedia, ma non vederli come separati dal tappeto e dalla parete, ecc. Però, la cosa può essere fugace. Infatti, nonappena si pensa, "Hey, io sto veramente provandolo!", improvvisamente la cosa scivola via. Con la pratica, tuttavia, si verifica che la cosa scivola via sempre di meno.

Quindi, la prossima volta che vi mettete a meditare, o semplicemente stando seduti, potreste voler vedere se siete in grado di fermare la barca a remi distante utilizzando solo la vostra mente.

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Finito di tradurre nel mese di Gennaio 2009 – senza scopo di lucro - per conto del Centro Nirvana