Traduzioni di Dharma

Dark Luminosity

(Luminosità scura)

Un’ esperienza di Illuminazione nella Tradizione Zen

http://www.geocities.com/the_wanderling/luminosity.html#_ftn5
Come Rompere il Barile di Lacca Nera…
del Wanderling – Trad. di Aliberth

 

(Nota del trad.: Alla fine dell’articolo vi sono delle preziosissime note che, per chi avrà la pazienza di leggerle, potranno chiarire ampiamente quali sono le esperienze personali di una persona che ha avuto l’esperienza di Illuminazione. Fermo restando, che ogni esperienza può avere dei risvolti particolari e totalmente in chiave personale, a seconda della formazione culturale e religiosa della singola persona)

 

   “Il Buddha, qualche tempo dopo la sua Illuminazione, stava camminando lungo la strada di Benares quando fu avvicinato da un asceta errante. Secondo l'usanza del tempo, l'asceta lo salutò e gli chiese quale fosse stato il suo insegnante e quale la dottrina che aveva seguito. Il Buddha disse al wanderling (vagabondo) che egli era "il Conquistatore Vittorioso del mondo, superiore agli dèi ed agli uomini, un Perfetto Illuminato che non aveva avuto alcun maestro". L'asceta errante non poteva vedere nessuna traccia della Natura del Buddha e, così, riprese il suo andare come fanno sempre i vagabondi, mormorando tra le labbra qualcosa di simile: "Se solo fosse così!" [1]”

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Quando ero un ragazzo giovane, amavo Leonardo Da Vinci, l'astronomia, la fantascienza, il cosmo ed i razzi per la Luna e Marte, Buck Rogers e Flash Gordon. Non sapevo nulla di Assoluto, Illuminazione, Zen, il Buddha, il buddhismo o l'Induismo. Mi ricordo, anche se vagamente, che quando avevo circa una decina d’anni, un uomo chiamato Mahatma Gandhi fu assassinato in India, e vagamente ricordo che da quell’evento un sacco di uomini quasi-nudi e con un perizoma intorno si sedettero in India a gambe incrociate per tutto il giorno e non mangiarono mai carne di mucca.

Fu in un secondo momento, da adolescente, in un vago ambiente caotico, che nella mia vita arrivò un uomo che aveva studiato sotto uno di questi uomini quasi-nudi, un eminente Maharshi Indiano, e come il Maharshi, Illuminato. E’ grazie a questo incontro, che la mia situazione è diversa rispetto alla maggior parte dei ricercatori che sono lungo il Sentiero.

Come mai? Prima di tutto, io non ero un ricercatore lungo il sentiero. Ed anche non avevo mai avuto la più remota idea che vi fosse un sentiero, e tanto meno di dover cercare qualcosa. Secondo, l'uomo che ho incontrato era un Illuminato, così io sperimentai di prima mano che lo stato Illuminato era una realtà, qualcosa che chiunque poteva essere. Non era basato sulla fede o su qualcosa "là fuori".

 

Mentre il Buddha era ancora seduto dopo la sua Illuminazione, ma prima della sua partenza per Benares e prima di iniziare qualsiasi insegnamento, due ricchi mercanti, che nei testi sono chiamati Tapussa e Bhallika, insieme con le loro carovane si imbatterono nel Budda sotto l’albero della Bodhi-. Entrambi i mercanti si prostrarono profondamente, commossi dallo splendore della suprema presenza e diventarono, per così dire, i primi "convertiti" del Buddha [2].

Si dice che il viaggio a piedi dall’albero-Bodhi a Benares ed al Parco dei Daini richiese otto giorni. Ivi il Buddha incontrò cinque dei suoi precedenti condiscepoli, chiamati nei testi Kaundinya, Mahanaman, Vaspa, Asvajit, e Bhadrajit. Quando questi videro Sakyamuni venire verso di loro da lontano, erano del tutto ignari del profondo cambiamento che aveva avuto luogo e inizialmente essi non lo ritennero degno di rispetto. Tuttavia, come egli si avvicinò di più, il loro atteggiamento condiscendente il spinse ad inchinarsi e, successivamente, essi furono convinti che egli era davvero un insegnante degno della loro attenzione e riverenza. [3]

L’asceta errante in precedenza menzionato, si presume persona di sicure qualità religiose, nella vita reale incrociò lo stesso Buddha e fu apparentemente incapace di rilevare l’eventuale stato Illuminato che il Buddha poteva o meno aver sperimentato. I due mercanti, d'altro canto, nessuno dei quali sembrava essere particolarmente interessato alle cose religiose quanto alle cose materiali, facilmente rilevarono l’Illuminazione del Buddha. I cinque mendicanti religiosi all’inizio erano un po’ sospettosi, ma poi furono facilmente convinti dopo essere stati in sua presenza. Un migliaio di anni più tardi, Hui-neng, prima di diventare il Sesto Patriarca dello Zen [4], benché illuminato, da comune giovane laico incontrò per la prima volta l’allora Quinto Patriarca, Hung-jen. Hung-jen, un maestro Illuminato con un seguito di oltre cinquecento monaci, immediatamente riconobbe la realizzazione di Hui-neng, anche se non lo annunciò, impostando la fase per l'ormai famosa "strofa di competizione". Quello che voglio dire è che se l’Illuminazione talvolta può essere riconosciuta negli altri, come in un seguace profondamente religioso, in un maestro Illuminato di primo grado, oppure solo in un povero rozzo operaio senza gusto per le cose religiose, altre volte questo non è possibile. Nel mio caso, pur se al momento io non sapevo che cosa fosse l’Illuminazione, la riconobbi però nell'uomo che ho incontrato. Quell’incontro, come la strofa di competizione di Hung-jen, impostò lo stadio per la mia permanente trasformazione, l’incandescente oscura luminosità dell'eternità della coscienza, riferita nella tradizione Zen come Illuminazione, ed è proprio CIO’ che è l’Illuminazione.


Una trasmissione speciale al di fuori delle Scritture;

Non fondata sulle parole o lettere;

Puntare direttamente alla mente umana;

Vedere nella propria Natura ed ottenere la Buddhità. [5]

                                                          (Bodhidharma, primo Patriarca (4°-6° sec. A.D.)


Sul Picco dell’Avvoltoio, il Buddha sollevò un fiore, ammiccando con gli occhi, Mahakayashapa sorrise e il Dharma fu trasferito. Mahakayashapa chiamò Ananda. Ananda rispose, e quindi il Dharma passò alla successiva generazione. Un ciottolo colpì uni bambù; ancora una volta, il Dharma fu trasmesso e un ragazzo incontrò il suo mentore Zen. [6]

La persona sotto cui ho studiato [7] non era un adepto Zen. Benché egli mi introdusse a conoscere le cose Zen, la sua realizzazione fu raggiunta sotto la guida e la grazia di un Maharshi Indiano [8]. Fu sotto la sua egida, da adolescente che io iniziai la pratica nell’alta scuola, e siccome ciò che cercavo era assai duro, potrei aggiungere che, in quei giorni, non ebbi un grande successo. Dopo il ritorno da un periodo come militare, cercai nuovamente il mio mentore dopo più di due anni di assenza, avendo intenzione di tentare almeno un semi-ritorno alla pratica. Ciò che egli vide, non gli piacque, dicendo che il militare mi aveva trasformato in una bestia, poiché tutto quello che maggiormente volevo fare era di utilizzare il mio tempo ai party del college e inseguire ragazze. Passarono altri due anni. Poi, un giorno, per la prima volta portai una ragazza ad incontrarlo. Quello che egli vide stavolta gli piacque. Un anno dopo mi sposai. L'anno successivo, la sera di sabato 31 maggio 1969, facilmente mi riposai in un profondo Samadhi [9], la chiara luce cristallina della seconda luna piena, delle due lune piene di un mese, delicatamente attraversò il mio viso. Quando i pallidi raggi della luna caddero sui miei occhi la luce, inconsapevole della mia esistenza, ma non io di essa, si riversò giù attraverso le mie pupille e come un fulmine, o come un pugno, una forte sensazione di qualcosa di simile alla beatitudine iniziò a prodursi e irradiare, invadendo tutto il mio corpo, provenendo da qualche parte del mio stomaco. Volevo correre e saltare, cercando di scuoterla perché io amavo così tanto questa sensazione, che mi sembrava di non essere in grado di sopravvivere se avesse continuato a crescere, ma fui congelato, dalla paura di muovermi, sentendo cne se mi fossi anche solo minimamente mosso avrei perso quel momento e, alla fine, la mia vita. Bloccato in tale stato congelato in cui mi sentivo, sembrava come se un istante fosse un’eternità, poi il mio corpo emise un minimo respiro o movimento, come per scrollarsi via il gelo, e in un getto orgasmico di incandescente luce oscura attraverso la mia mente, io improvvisamente non ero più il corpo e l'universo, [10].


Il Maestro Zen Tai-Yung, passando al ritiro di un altro maestro Zen di nome Chih-Huang, si fermò e, durante la sua visita, rispettosamente chiese: "Mi è stato detto che spesso tu entri in Samadhi. In occasione di tali eventi, la tua coscienza continua o è in uno stato di incoscienza? Se la tua coscienza continua, tutti gli esseri viventi sono dotati di coscienza e possono entrare in Samadhi come te. Se, d'altro canto, tu ti trovi in uno stato di incoscienza, pure piante e rocce possono entrare in Samadhi". Huang replicò, "Quando io entro in Samadhi, non sono consapevole di nessuna condizione". E Yung disse: "Se non sei consapevole di nessuna condizione, questo è dimorare nell’eterno Samadhi, e non può esservi né l’entrare in Samadhi, né il venir fuori di esso." [11]

Evocare tentativi con parole di metafora circa l'esperienza dell’Illuminazione, ovviamente, è rimasta la via più breve del compimento totale perché qualsiasi riferimento metaforico invariabilmente implica qualcosa che è accaduto a qualcuno, per esempio a me. Che, può essere convenzionalmente assunto al caso di cui sopra, ma non allo sperimentatore dell’esperienza, e questo è ciò che è stato difficile qui per me, e l'osso che devo scegliere nella maggior parte dei tentativi fatti dagli altri per descrivere l'esperienza di Illuminazione. Posso solitamente dubitare con il filo di più descrizioni, che la loro esperienza sia mai accaduta e sia un falso, o che era assai inferiore, o che essi abbiano confuso un possibile comune stato inferiore di jhana per qualcosa di simile all’Anuttara Samyak Sambodhi.
Dire che l'esperienza fu come una palla di acciaio contro una lastra di vetro, o come essere stati per tutta la vostra vita in una scatola di vetro piena di nebbia, e poi in un istante improvvisamente trovarsi trasportati in una bianca lastra di ghiaccio nell’Antartico nel mezzo di una notte oscura tutto nudo in una chiara cristallina aria rarefatta, che quando lo provai più di una notte, com’ero abituato, può solleticare la propria immaginazione visiva, ma l'implicazione è che vi è un Sé o un Tu a cui una tale esperienza sia successa, e che esiste un concreto, astratto, o relativo prima-e-dopo che scorre nello spazio-tempo al fine di poter succedere. Non è così. Almeno non dopo, metaforicamente, e dico metaforicamente, perché poi non vi fu più alcun "dopo" e alcun "fu", né c’era un "prima", per questo motivo, a cui fare riferimento o contro – solo "istante-per-istante" continuamente manifestantesi ora, ora, ora!

Non per niente, credo, che l’esperienza del Risveglio è chiamata Illuminazione. In fisica, la luce è sia una particella che un'onda, ma per la maggior parte resta ciò che è come è, a meno che, o fino a che interferisce con. Poi, a seconda del tipo di interferenza, una prova di un modo di dire, è determinato da un osservatore esterno essere in qualsiasi momento o l'uno o l'altro, o particella o onda, ma MAI allo stesso tempo, entrambi. L’Illuminazione è simile, in analogia. E’ come se vi è questa vasta infinità di silenzio impermeabile e vuoto che allo stesso momento, è ugualmente tutta la totalità, un’invisibile energia, un'energia che si manifesta solo se e quando incrocia un oggetto, un osservatore esterno, che, come se in un test chiedesse "Che cos'è l'Illuminazione?", e poi all'improvviso non è più quello che è, così com'è, ma diventa come la luce, a seconda della natura del test, o una "particella" o "un'onda", ma mai "entrambi", né qualsiasi cosa che in effetti è realmente così com'è. Il tester, il test e ciò che è provato, per qualche sconosciuta ragione, non è lo stesso tester [12].

Per di più, non è che le persone siano tanto interessate a ciò che è l’lluminazione o l'esperienza dello stesso evento, ma a come la vita dopo l’evento sia stata influenzata o sia diventata in qualche modo differente. Perché, invece di essere un fenomeno breve o a breve termine, i risultati di tale evento, si sono approfonditi e divenuti fortemente radicati. Inoltre, durante questo interim ci furono problemi di adeguamento, "adeguamento" che è qualcosa mai portato nella letteratura Zen. Il mio mentore Zen era stato un pilota nella Prima Guerra Mondiale, che volava per i Britannici contro i Tedeschi, però quando lo incontrai andava ovunque a piedi, non guidando, e raramente viaggiava nei veicoli... una cosa che al momento ho pensato strana. In seguito, anche se era una sua personale scelta di farlo, il motivo è apparso chiaro. Il resto del mondo, la quotidiana fatica di ogni-giorno del mondo Samsarico prende come normale la stato separato e, anche se Risvegliata, la struttura della mia mente incrocia un’orma squillante simile ad un’ombra, all'interno di una qualche residua eco impressa sullo sfondo di questo stato. E' possibile, a seconda della situazione, vagare dallo stato risvegliato presentando una sorta di distacco, per così dire, di varia lunghezza, soprattutto per quanto riguarda cercare le persone e l’impazienza con queste persone... un'altra cosa che raramente si parla nella letteratura Zen.

Una volta, c’era un saggio che viveva in un tempio solitario di un’alta montagna. Un giorno venne a fargli visita un monaco errante. Mentre i due stavano parlando, un animale selvaggio ruggì li vicino, ed il monaco ospite, presumibilmente Illuminato, sobbalzò. "Vedo che tu ce l’hai ancora!", disse il saggio... riferendosi, ovviamente, all’istintivo "sentimento" di paura del monaco. Poco dopo, mentre per un attirmo non era osservato, il monaco scrisse con il carattere Cinese il termine ‘Buddha’ sulla roccia in cui il saggio era solito sedere. Quando il saggio stava per sedersi sulla roccia egli vide il sacro Nome ed esitò a sedersi. Il monaco errante allora disse "Anch’io vedo che tu ce l’hai ancora!" [13]
Il problema più grosso, però, sono le persone che si aspettano di ricevere da me una sorta di parola o libro per poter imparare la comprensione intellettuale, qualcosa che possa essere letto, oppure visto e recitato, dicendo, "Ah, ah, ora ho capito". Non funziona così, anche se io per un paio di motivi sono più fortunato di molti altri nell'uso delle parole per chiarire l'esperienza. Uno che, a differenza di molti che spingono per l'esperienza Illuminata, non ho libri o legittimi interessi nel ritenerla mistica o di mio auspicio o di un qualsiasi altro gruppo, come potrebbe dire un Guru o un maestro del Sangha, quindi sono disposto ad essere più esplicito. In secondo luogo, accaddero due eventi molto fortunati che rendono molto più facile chiarire alcune delle esperienze. Il primo è un libretto di una ventina di pagine, e di note dattiloscritte, che arrivò in mio possesso raccolto da una pila di appunti manoscritti presi durante una serie di interviste in un periodo di tempo nel 1972 e mai pubblicato. Il secondo fu aver dato, dopo l’evento, tutta una serie di libri buddhisti, Zen e correlati, riposti da prima dell’evento nella soffitta di mio fratello che un tempo apparteneva a me e che, probabilmente da trent’anni o più, non aveva visto la luce del giorno. La parte interessante sono le pagine del cane tutto-orecchie, testo sottolineato, con tutti i punti evidenziati e tutto scritto con note a margine e dentro le copertine. Essi furono capaci di darmi una grande intuizione quando ero ancora privo di comprensione nei pensieri pre-evento. Prima, i sutra erano lunghi e noiosi e non avevano alcun significato. Anche i Koans erano incomprensibili e senza senso. Ed anche adesso sono totalmente incapace di capire il motivo per cui e il perché più le cose sono chiare e sono diventate semplici, e più esse sono difficili da spiegare. Per aiutare a rendere chiaro il senso delle cose agli altri e fargliele capire, ho trovato che è più facile per me andare dai maestri illuminati che sono venuti prima di me e che hanno già percorso una via, anche se forse in termini meno contemporanei, e vedere come l’hanno impostata. Cioè, prima che lo Zen venne ad esistere, Nagarjuna [14], e dopo lo Zen, Dogen [15]. Vorrei suggerire a qualcuno che è veramente serio e interessato all’Illuminazione, di cercare, leggere e divorare le loro opere, prima di tutte le altre. Poi, vorrei suggerire di leggere tutti i cento koans e soprattutto i loro commenti nella ‘Raccolta della Roccia Blu’ così come qualsiasi cosa contenente interviste con risposte di Sri Ramana Maharshi [16].

Inoltre, per gli scettici ed i loro seguaci, si può prendere atto della citazione iniziale del Majjhima Nikaya M-26, nella sottostante nota di riferimento [1]. Per gli scettici, "Se dite di essere illuminati, non lo siete" o qualcosa di simile, anche se essi non sembrano interessati al campione di tutti i tempi dell'Illuminazione, cioè il Buddha, né a citarlo dicendo, proprio come nei Sutra, che egli sperimentò la Realizzazione ultima e che egli era, in realtà e di fatto, Illuminato (Majjhima Nikaya M-26, vedi nota 1 alla fine). Ho sempre sentito che se fu abbastanza buono per il Buddha, dovrebbe essere abbastanza buono anche per tutti noi. Per il resto, voglio chiudere con quanto segue:

Hui-k'o, il secondo Patriarca dello Zen trasmise la ciotola e il manto al suo successore Seng-ts'an, il terzo Patriarca, per indicare la trasmissione del Dharma. Hui-k'o, che aveva ricevuto l’approvazione con il sigillo da Bodhidharma stesso, poi se ne andò in giro, bevendo e vivendo di espedienti come un selvaggio, condividendo le offerte dei bordelli del distretto. Quando la gente chiedeva come poteva un Patriarca della scuola Zen fare una cosa simile, egli rispondeva a tutti: "Che cosa ve ne importa a voi?" [17]

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OSCURA LUMINOSITA’:

Il titolo. Da dove proviene?

Nell'introduzione al suo libro “UNKNOWN MAN: The Mysterious Birth of a New Species”[18], l'autore Yatri, descrive un momento di Illuminazione: “La sua genesi fu una di quelle visioni-risveglio che può accadere una volta nella vita, quando la miracolosa visione della realtà è illuminata da un improvviso lampo (flash) di luce solo per sparire di nuovo nel normale crepuscolo del mondo. Ma una volta che il vero nuovo universo è stato gustato, quello vecchio e familiare non può mai più essere lo stesso.

“E' miracolosamente accaduto a me, in una mattina di primavera nei tetri dintorni di una bidonville nell’East End di Londra. Perché sia stato scelto un tale incongruo scenario è uno dei misteriosi scherzi dell’esistenza. Negli ultimi quindici anni da allora, io ho spesso scoperto solo la mia impotenza nel tentativo di spiegare come questo mondo reale mi sia apparso in questo breve lampo. Tutto quello che davvero si può dire è che Esso era quello giusto. Il tempo si fermò, tutto e tutte le cose vennero amplicate un migliaio di volte e l'esistenza avvampò in una totale meraviglia estatica.

“Poi, quando vidi gli abitanti di Londra che andavano nella loro vita per la loro strada, mi apparve una oscura luminosità all'interno di ogni essere. Eppure, al tempo stesso c’era una strana sensazione che essi non fossero più che automi sonnambuli del tutto ignari di quella luminosa natura in se stessi. La forza vitale di ogni persona era in qualche modo intrappolata all'interno di un’ottuso guscio sognante che sembrava impedire qualsiasi contatto con il reale e che avrebbe potuto infiammare la coscienza che era grigia e senza vita. Solo pochi secondi prima anch’io ero esattamente così, quando arrivò il terribile riconoscimento, e mentre solo lo spessore di un capello divideva i due stati, avrei potuto anche tornare a ricadere nella dimenticanza. Che cosa successe di sbagliato? Che cosa era successo a tutti?”[18] (Vedi anche Kali-Ma alla nota di riferimento [19] sotto).

Quando mi imbattei nel termine ‘Dark Luminosity’ nel libro di Yatri, e in come egli lo utilizzò, ritrovai qualcosa che avevo letto nel libro ‘I Am That’ (Io Sono Quello) di Sri Nisargadatta Maharaj [20], che a sua volta si rifà al titolo di questo articolo:

"Guardate attentamente e vedrete che tutti i nomi e le forme sono transitorie, non sono che onde sul mare della coscienza, e che solo la coscienza si può dire che esista, e non le sue trasformazioni. Nella immensità della coscienza appare una luce, un piccolo punto che si muove rapidamente e disegna le forme, i pensieri e le sensazioni, idee e concetti, come la penna che scrive su una carta. E l'inchiostro che lascia la traccia è la memoria. Voi siete quel piccolo punto, e dal vostro movimento il mondo è sempre ri-creato. Smettete di muovervi e non vi sarà alcun mondo. Guardatevi all’interno e troverete che il punto di luce è il riflesso dell’immensità della luce nel corpo, come senso "Io sono". C'è solo la luce, tutto il resto appare grazie ad essa. Per la mente, essa [la luce] appare come oscurità. Essa può essere conosciuta solo attraverso i suoi riflessi. Tutto è visto alla luce del giorno - tranne la luce del giorno. Il punto di luce che disegna il mondo è Turiya. Essere la luce stessa è Turiyatita. Ma a che serve utilizzare i nomi quando la realtà è così vicina?"[21].

Inoltre, non mi sembra che esista un tipo di collegamento dal sottostante terreno di base, fonte delle storie, leggende e racconti dall’antichità, che abbia creato un lignaggio per le verità del giorno d’oggi, oscurato però da secoli di nebbia tramite pensiero e intelletto. La sciamana curandera Maria Sabina dice "La saggezza proviene dal luogo dove è nata la sabbia". La maggior parte delle persone direbbe che la sabbia è nata per l'azione del tempo, la costante caduta incessante dell’acqua battente contro la pietra. Tuttavia, prima che vi sia ciò che c’è --- e prima di quello, come attribuito al sesto Patriarca del buddhismo Ch'an, Hui Neng, "Fin dall’inizio nessuna cosa c’è". (pen l'ai w'u i w'u, "originalmente, non c’è nessuna cosa")

Da quelle antiche leggende, abbiamo sentito dire dell’Ophioneus. L’Ophioneus è un serpente degli abissi acquei primordiali, che cova l’Uovo-del-Mondo. Le Acque sono le Acque della Vita --- la Base. In base a ciò che è arrivato fino a noi dal filosofo greco Pherecydes (circa 600-550 a.C.), si dice che Ophioneus fosse il guardiano delle Radici dell'Albero della Vita. LE RADICI. Vi è una tradizione che arriva dai Pitagorici sulla Luce che fluisce attraverso la persona, e che ha la sua Radice nell’Oscurità, da cui proviene. Più precisamente, essa, la "Radice nell’Oscurità" è collegata all’Ophioneus. La Luce è riferita come "l'uovo-nato con le ali d'oro" e che "proviene pieno di metis (saggezza)". Se la Luce è l'uovo-nato e Ophioneus colui che cova l’uovo-mondo, allora Ophioneus ci collega al "luogo" nella Oscuità in cui la Luce ha le sue Radici. Avere questa Radice significa avere la "fiamma vivente", la Luce che fluisce all’interno di tutti le cose viventi [22].

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NOTE DI RIFERIMENTO

Le fonti citate provengono da pubblicazioni e siti web contemporanei, e facilmente disponibili. Le loro fonti originali provenienti dai Sutra, ecc, possono essere ottenute ricercando le loro fonti.


[1] Eric Cheetham, "Fundementals of Mainstream Buddhism" (Buddhist Society, 1994).
Vedi anche Majjhima Nikaya: Ariya-pariyesana Sutra, M.26 a http://www.geocities.com/the_wanderling/mn_26.html.

Nel paragrafo finale di "La Regola dei Dodici Anni" Il SAT Immanifesto è presentato nel modo seguente: “Nessun segno esterno può servire come il segno del sannyasi (Risvegliato). Egli può vagare in tutto il mondo, egli può nascondersi nelle grotte e nelle giungle, e altrettanto può vivere in mezzo alla moltitudine e perfino condividere il mondo del lavoro senza perdere la sua solitudine. Le persone non-percettive non lo noteranno mai, ma solo colui che sa (evamvid) lo riconoscerà, poiché anch’egli rimane nella profondità del Sé. Tuttavia, chi è già al grado minimo del Risveglio non può fare a meno di sperimentare qualcosa del suo splendore - un gusto, un tocco, un barlume di luce - che solo il senso interiore può percepire, e che lascia dietro di sé una vera e propria meravigliosa impressione”

Vedi anche: How To Recognize Enlightenment, su http://www.geocities.com/the_wanderling/Recognize.html.


[2] Ibidem. Le seguenti due frasi si trovano nei paragrafi di apertura:

"Io non sapevo niente di Assoluto, Illuminazione, Zen, il Buddha, buddhismo, o Induismo".

"Prima di tutto, non ero un ricercatore nel Sentiero. Io non avevo la più remota idea perfino che cosa fosse un Sentiero, per non parlare di qualcosa da cercare".

In realtà, non fu totalmente un caso. Da ragazzo avevo incontrato il Bhagavan Sri Ramana Maharshi con, si può dire, poco sorprendenti risultati. A causa di una serie di eventi sfortunati, pienamente spiegati nel link qui sotto, non mi ricordo nulla di esso. Maggiormente, in primo luogo, è a causa del persistente residuo di una sostanza ancora in vigore, quantunque negli anni successivi, erodendo il periodo di black-out, che dico senza esitazione le citazioni di cui sopra. Si prega di consultare: SRI RAMANA MAHARSHI: The Last American Darshan


[3] Ibidem.


[4] Cfr. HH The Sixth Patriarch Hui Neng su http://sped2work.tripod.com/huineng.html.

Vedi anche Sutra Spoken by The Sixth Patriarch on the High Seat of "The Treasures of the Law" su:

http://www.sinc.sunysb.edu/Clubs/buddhism/huineng/content.html

Va notato che, quando avevo circa 12 anni mio zio mi fece conoscere un uomo con il nome di Franklin Merrell-Wolff, una persona di profonda Realizzazione spirituale. A differenza di Hung-jen  che era a conoscenza della Realizzazione di Hui Neng da una prospettiva completamente Risvegliata, la conoscenza della Realizzazione di Merrell-Wolff da parte di mio zio nacque esclusivamente da un punto di vista intellettuale. Tuttavia, per me, da entrambe le prospettive, tale non era il caso. Al momento dell’incontro io non avevo conoscenza o intuizione sulla superficie del conosciuto riconoscibile in queste cose.

Di tale incontro, io scrivo su http://www.angelfire.com/electronic/awakening101/thetree.html,:

“Merrell-Wolff mi prese per mano, e insieme noi due percorremmo lentamente pochi passi da soli lungo una strada irregolare disseminata di sassi, fermandoci solo quando arrivammo ad una ampia vista su un panorama di una vasta catena di montagne davanti a noi. Agitando la sua mano in aria verso le cime dei picchi egli mi disse che sulle montagne c’erano degli alberi da un migliaio di anni e sopra nel cielo, stelle di milioni di anni. Poi mi disse che io non ne avevo ancora dodici, assai distante dall'età degli alberi secolari o delle stelle, però noi tutti siamo stati le stesse cose con lo stesso pensiero. Fu come se qualcuno mi avesse improvvisamente versato un bidone da 55 galloni di acqua fredda ghiacciata dietro le mie spalle. Una sensazione mi prese, anche se solo per un istante, ma apparentemente per un eternità, da spaventarmi così tanto che di corsa tornai indietro sul grezzo sentiero, fortemente disseminato di rocce, il più velocemente possibile. Tuttavia, il mio impetuoso scatto avanti fu ancora più veloce -  come se fossi in deltaplano, i miei piedi apparentemente sembravano non aver qualsiasi contatto con il suolo, quasi come se mi trasportasse il vento e nel processo fossi stato il sentiero stesso - nelle braccia di mio zio, il tutto mentre ancora tremavo ed avevo brividi in tutto il corpo.

Mio zio mi tenne stretto per un pò di tempo, poi si alzò, strinse la mano a Merrell-Wolff, lo ringraziò, e tutti facemmo ritorno alla macchina. Per ore, tutto mi sembrò come se io stessi guardando attraverso occhiali in 3-D, i suoni avevano una chiarezza che non ricordavo, e odori e profumi penetravano le mie narici come mai prima –potevo sentire anche l’odore delle mie ascelle. Quando siamo arrivati al campo ero così stanco e sfiancato tanto da addormentarmi per un sonno che mi sembrò eterno. Quando mi svegliai quelle sensazioni erano svanite”.

[5] D.T.Suzuki, "Zen Buddhism: Selected writings of D.T.Suzuki" (Doubleday Anchor Books, 1956).

Per ulteriori informazioni su D.T.Suzuki, vedere, Introduzione al buddhismo Zen in

http://www.geocities.com/upakaascetic/zen_intro.html


[6] Kuei-Shan Ling-yu in http://sped2work.tripod.com/kuei-shan.html. Si veda anche The Post-Enlightenment Experience in
http://www.geocities.com/jiji_muge/postawake.html.

Come pure: Vulture Peak http://sped2work.tripod.com/vulturespeak.html


[7] Cfr: "Zen Enlightenment" in http://www.angelfire.com/electronic/awakening101/ZenEnlighten01.html


[8] Si veda la nota di riferimento # 16, qui di seguito.


[9] D. T. Suzuki, precedentemente citato. Come menzionato nel testo di cui sopra, la persona sotto la quale io studiai, studiò originariamente sotto un Maharshi Indiano. Anche se più tardi ho studiato sotto un successore di Bodhidharma nella tradizione Giapponese dello Zen, il Samadhi, che è parte importante della tradizione Indiana è rimasto con me. Dogen sottolinea la necessità di una profonda pratica meditativa, D.T.Suzuki in tutti i suoi scritti ha un pregiudizio contro la meditazione seduta, anche se la traduzione della parola Zen è meditazione.
Vedi anche ‘Meditation Sickness and Path to Enlightenment’ in

http://www.angelfire.com/indie/anna_jones1/med_sickness.html, così come ‘Samadhi’ in

http://sped2work.tripod.com/samadhi.html.

In una breve nota aggiunta, prima del militare, il mio mentore mi organizzò di studiare sotto il venerato maestro Zen Giapponese Yasutani Hakuun Roshi. Dopo il militare, il mio mentore optò per una metà strada tra il suo lato Indiano delle cose e quelle dello Zen, inviandomi a fare studio-e-pratica sotto Alfred Pulyan, un quasi sconosciuto "maestro Zen americano" completamente risvegliato. Il periodo passato tra Yasutani e Pulyan fu quello di ‘Doing Hard Time in a Zen Monastery’.

 
[10] In Zen Enlightenment (cit. alla nota # 7 sopra), ricordando la descrizione dell’esperienza di Illuminazione del mio mentore Zen io scrivo: "Non c’era più solo un ‘davanti’, di fronte a lui, ma un penetrante ‘tutt’intorno- circostante’ tutto intorno a lui. .. e una strana calma che egli non aveva mai sperimentato prima". Roslyn Moore nel suo libro ‘Bursting Heart’ scrive una analogia simile che mostra la propria esperienza personale:

“Vedo che vi è un solo campo. L'idea che io sia la parte che si trova all'interno di questo corpo particolare, e non la parte che è al di fuori di questo particolare organismo è completamente assurda. Come sono stata sciocca ad aver attribuito tanta importanza all’aspetto della pelle come un significativo confine. Che differenza può fare che in questo vasto oceano di coscienza vi siano fenomeni solo fisici, come il sangue, tessuti, organi, ossa,?
Io cerco di trovare il confine tra il dentro e il fuori, il confine tra me e il silenzio, il confine tra me e gli altri. Non ci sono parole. Non c'è tempo. Io sono solo Coscienza Illimitata. Io mi sto proprio dissolvendo in ondate di beatitudine. Un flusso sempre più in espansione. Vasto. Orgasmico. Molto squisito. Molto sottile”.

Nessuna Acqua, nessuna Luna

Questa Via e quella Via…

Ho cercato di tenere insieme il secchio d'acqua,

sperando nel debole bambù

che possa non rompersi mai

Ma all'improvviso il fondo si è staccato:

non più acqua…

non più luna nell’acqua…

e la vacuità nella mia mano! (Chiyono),


[11] Si veda la nota riferimento # 9 qui sopra.


[12] In un costante confronto con l’analogia onda-particella, Valerie Vener, in una conversazione riguardante la sua esperienza di Risveglio dice: “Il modo migliore che ho per esprimerlo a parole è dire che c'è un silenzio e poi c'è un onda e poi c'è un silenzio e poi c'è un onda, ed io sono Ciò che è il silenzio e l'onda. Questi suoni ridicolmente intellettualizzati, non sono che il modo migliore per poterlo dire. Nel movimento, o in discussione, facendo l’amore, o andando al cesso, o dando alla luce un figlio, o anche sedendo mentre si fa uscire il respiro, o ancora sedendo in attesa che entri il respiro, io sperimento il mio essere come ‘Colui che osserva le onde, che permette le onde, si sente l'onda ed è le onde”.

Per quanto riguarda l’evocare i tentativi con metafore basate-su-parole circa l'esperienza di Illuminazione, ciò che segue - da un giovane che, in un ora di faccia a faccia nel suo incontro con Sri Bhagavan, le sue barriere mentali furono ridotte a nulla - viene offerto dalla nota [3] dell’articolo ‘SRI Ramana MAHARSHI: l'ultimo americano Darshan’: “Nel 1938 venne proiettato il film Biancaneve e i Sette Nani. C’era in esso una canzone chiamata "Fischia mentre lavori", che mi ricordo molto bene perché mia madre la cantava (e fischiava) quando era a letto malata. L'anno dopo di Biancaneve, uscì Il Mago di Oz. E quindi, dopo la loro uscita, ma prima del mio viaggio in India, io vidi entrambi i film. Anche se sia Osborne che io eravamo entrambi piccoli, ed io potei o meno avergli il titolo di entrambi i film a quel tempo, egli poi da adulto li ricordò ed anche le connessioni che io feci su di essi. Dico questo solo, perché voglio che tu, lettore, sappia che, anche se io non ricordo in quale momento prima di andare in India, io vidi in particolare entrambi i film, cioè, a quale età o quando - soprattutto perché vedendoli non dovetti restare legato ad una particolare data come un compleanno o qualcosa - ricordavo la canzone di Biancaneve e mia madre che la cantava. Così, mi sono ricordato abbastanza bene "Il Mago di Oz" per dire ad Osborne qualcosa che lo colpì per il resto della sua vita. Secondo quanto egli ha ricordato, gli avevo parlato di "questo film". Avevo visto che all'inizio cominciava in bianco e nero, ma quando in esso la bambina finiva in una magica terra del mondo si trasformò in colore. Ecco perché io gli dissi che non volevo partire - perché mentre ero lì, nell’ashram, il mondo per me si era trasformato a colori.

Proseguendo nello stesso tema dell’evocare metafore basate su parole, nel suddetto link con Alfred Pulyan (citata alla nota # 9 sopra), per quanto riguarda il mio primo incontro con il maestro di Pulyan, una persona pienamente Realizzata per suo proprio diritto, io scrivo:

“Pochi anni prima che il mio mentore mi mandasse presso Pulyan, mentre ero nel campo militare, nel cortile di un signore della guerra Laotiano, mi fu chiesto di partecipare, senza molte possibilità di "poter rifiutare", ad una cerimonia che si svolgeva intorno al pesante uso di oppio. Vestito con abiti locali, ero steso sul pavimento su un fianco con una lunga e sottile pipa, assistito da un uomo anziano che mi guidava attraverso i vari passi. Un paio d’ore dopo, da solo e con gli altri, partecipai ad un rituale molto meno formale chiamato "inseguire il drago", usando però una scatola di fiammiferi anziché una pipa. Ciò è stato anni fa. Quei giorni, così come ogni altra di queste indiscrezioni giovanili, sono passati ormai da moltissimo tempo. La cosa strana è che, quando gli effetti dell’oppio erano passati, era come se io fossi scomparso o non esistessi più, poiché mi ero fuso in un più vasto intero. Eppure i miei occhi vedevano ancora, in una alta super-chiara intensità, tutto l’ambiente intorno a me. Dove o con cosa i miei occhi fossero collegati o come fossero in grado di funzionare e registrare l’ambiente - e come io potessi aver ancora conoscenza di ciò io non lo so – dato che non sembrava esserci un ritorno nella mia testa o perfino avere una testa.

Presto potei ricordarmi inghiottito e rimosso da ogni cosa, ma però guardando in basso e vedendo i miei piedi a malapena tirati fuori da ciò che sembrava essere un ondeggiante superficie d’argento o di mercurio ben distesa davanti a me con un riflesso luccicante da sembrare quasi un miraggio - come se in qualche modo galleggiassi senza peso o senza corpo. Era caldo, abbracciante, seducente, ed euforico.

Quando incontrai per la prima volta il maestro di Pulyan, quello fu proprio il modo in cui mi sembrò. Caldo, abbracciante, seducente, ed euforico - senza ritorno nella mia testa di ciò che c’era di me, se mai vi era un ‘me’, fuso nel tutto.

In ‘Zen Enlightenment’ (citato alla nota # 7 sopra), parlando del mio mentore nelle fasi iniziali del mio primo studio-e-pratica, come gorgoglianti increspature preorgasmiche della proto-Illuminazione dentro i canyons della mia mente, io ho scritto: “I soggetti più elaborati erano sempre descritti in metafore grafiche, mental-visive e in qualche modo facilmente comprensibili per il mio livello di comprensione. Il suo spirito interiore sembrava respirare e ondeggiare con una comprensione che penetrò nel mio cervello, dipingendo la mia mente in brillanti macchie di colore, riempiendola con un embrione di conoscenze e fortemente gocciolando di significati. .. tutto fatto con la tranquilla atmosfera di una persona la cui sete era stata già placata ed il cui unico vero desiderio, seppure vi fosse ancora un desiderio, era di sorseggiare occasionalmente di tanto in tanto, quando ve ne fosse il bisogno.

[13] Attribuito al buddhismo Ch'an del 1700 e relativi Kung-an del Ching-tech'uan Teng-lu, compilati durante l’Era Ching-te. I più antichi e più influenti testi della "Trasmissione della lampada" (Teng-lu). Compilato da Tao-Yuan, della linea di Fa-yen Wen-I (885-958). Vedi ‘Fear in Enlightenment and Zen’ sul sito: http://www.angelfire.com/electronic/awakening101/zen-fear.html
.

Carlos Castaneda nel suo libro ‘The Teachings of Don Juan: A Yaqui Way of Knowledge’, cita lo sciamano-stregone Don Juan: "Il primo nemico di un uomo di conoscenza è la paura. Un nemico terribile - infido, duro e difficile da superare. Essa rimane nascosta in ogni angolo della Via, furtiva, in attesa. E se l'uomo, terrorizzato dalla sua presenza, fugge, questo suo nemico metterà fine alla sua ricerca. Una volta che l’uomo ha vinto la sua paura, egli è libero da essa per il resto della sua vita perché, invece della paura, egli ha acquisito la chiarezza della mente che cancella la paura".

Per quanto riguarda il paragrafo poco prima della citazione sulla nota qui sopra vi è un riferimento che dice:
"Benché Risvegliato, i modelli della mia mente dovranno scontrarsi con una traccia ingombrante, come una risuonante ombra, all'interno di un qualche residuo impresso sullo sfondo simile ad un’eco fondamentale di quello stato. E’ possibile muoversi dallo stato risvegliato a seconda della situazione, generando per così dire una pausa nel distacco, di varie lunghezze, soprattutto quando si tratta con il cercare le persone, ed una sorta di impazienza con queste persone".

Alcuni non concordano completamente con ciò che viene qui proposto, in particolare per quanto riguarda l'Illuminazione. Le opinioni di Sri Ramana riguardo simili manifestazioni traspiranti dal suo stato risvegliato sono state registrate e interpretate per un chiarimento da altri, particolarmente attraverso le opere di Ed Fisher, J. Glenn Friesen, ed altri. Vedere la sezione Sahaja Samadhi in Nirvikalpa Sahadhi and Sahaja Samadhi su: http://www.angelfire.com/realm/bodhisattva/nirvikalpa.html.


[14] Il miglior modo per avere facilmente scritti di Nagarjuna è prenderli da Nagarjuna stesso cliccando su: http://sped2work.tripod.com/nagarjuna_2.html, e relativi link. Vedi anche il sito web All Things Zen, all'indirizzo: http://members.tripod.com/SpEd2work/AllThingsZen.html.  Oltre ai tradizionali maestri storici citati, vi sono Roslyn Moore e Valerie Vener citati sopra, ma dovrebbe essere così anche Suzanne Segal, una donna moderna che sperimentò l’Illuminazione e, abbastanza interessante, simile alle mie osservazioni sulla non - volontà di guidare una macchina del mio mentore Zen e la mia mancanza di comprensione, al momento, della stessa che scrive: "Io divenni improvvisamente consapevole del fatto che io stavo guidando attraverso di me. Per anni non c’era stato affatto alcun ‘sé’, ma qui su questa strada, tutto era me, ed io stavo guidando per mezzo di me-stessa per arrivare dove io già ero. In essenza, non stavo andando da nessuna parte perché io ero già ovunque. L’infinita vacuità in cui sapevo di essere, era ora evidente come l'infinita sostanza di tutto ciò che vedevo".


[15] C’è un esteso quarto volume, tradotto in Inglese, dello "Shobogenzo" scritto da Dogen dopo il suo evento di Illuminazione, pubblicato da Windbell Publications.


[16] Si veda: Arthur Osborne, "Ramana Maharshi and the Path of Self-Knowledge" (Samuel Weiser, Inc, 1995); David Godman, "Be As You Are: The Teachings of Sri Ramana Maharshi" (Arkana Penguin Books, 1985); "The Spiritual Teachings of Ramana Maharshi" (Ed.
Shambhala Dragon, 1988). Ulteriori informazioni riguardanti tutti e tre i libri si trovano su: http://wanderling.tripod.com/ramana.html.  Vedi anche: The Meeting: Un Untold Story of Sri Ramana su http://www.geocities.com/the_wanderling/meeting.html, così come su Sri Ramana Maharshi in http://www.angelfire.com/realm/bodhisattva/ramana.html. Ed anche ‘Who Am I’ di Sri Ramana in http://www.angelfire.com/realm/bodhisattva/whoami.html, Riferimenti anche su commenti di Ramana in Queen Chudala su http://www.angelfire.com/electronic/bodhidharma/chudala.html.

Per maggiori informazioni sull’infanzia del Wanderling e la connessione con il figlio dell'autore del libro sopra suggerito su Sri Ramana, vedere Adam Osborne a http://www.geocities.com/the_wanderling/osborne.html.


[17] Master Nan Huai-Chin, "Working Toward Enlightenment" (Samuel Weiser, Inc, 1993). Vedi: HUI-K'O: The Second Patriarch in the Chinese Lineage: http://www.angelfire.com/electronic/bodhidharma/hui-ko.html
.

Vedi anche: Paris Hilton and the Art of Enlightenment, http://www.geocities.com/the_wanderling/hilton.html.

Un giorno d'estate Dogen Zenji incontrò il vecchio monaco che faceva essiccare funghi nel grande caldo con la schiena piegata per la sua età avanzata. Egli lo guardò con pena. Dogen corse verso di lui e disse: "Venerabile monaco, è un peccato che dobbiate fare questo. Permettetemi di chiamare un giovane monaco a fare il lavoro". Ma il vecchio monaco Bodaishin era ancora forte. Egli guardò risolutamente Dogen, dicendo: "Gli altri non sono me. Ho sentito che tu sei andato in Cina per imparare la Grande Via. Tu devi indagare a fondo il Sé. Nel momento in cui tu guardi me, tu stai già vedendo l’altra via illudendo te stesso. Perdere di vista se stessi per preoccuparsi degli altri è sciocco. Tu non capisci il significato di ‘vedere’. Senza impegnare il Sé, basta che tu semplicemente guardi. Questo è ciò che significa shugyo. Tu non puoi vedere che sto semplicemente facendo questo, quindi non dire cose stupide. La pratica di un’altra persona è un suo proprio affare". (Storia estratta da,

‘Resolving the Mind: Buddha’s Enlightenment, Pag. 3, su http://sped2work.tripod.com/resolve.html).


[18] Yatri, "Unknown Man: The Mysterious Birth of a News Species", (Sidgwick & Jackson, 1988). E anche ‘Death of The Ego: A Buddhist View’ su http://www.angelfire.com/electronic/bodhidharma/ego.html.


[19] Si veda anche Kali-Ma a http://www.angelfire.com/realm/bodhisattva/kali_ma.html.


[20] Sri Nisargadatta Maharaj a http://www.angelfire.com/realm/bodhisattva/nisargadatta.html.

 "I AM THAT: Talks with Sri Nisargadatta," (Acorn Press, 1990) ISBN: 0893860220.


[21] Turiyatita,Chidakasa In Cosmic Conciousness http://www.angelfire.com/indie/anna_jones1/chidakasa.html


[22] OBEAH: Cosa significa, Come funziona?
http://www.angelfire.com/electronic/awakening101/obeah2.html

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Copyright 1997, the Wanderling.- Text updated 1998-99, 2001-02-03

Tradotto nel mese di Gennaio 2009, semnza scopo di lucro, per conto del Centro Nirvana di Roma