Difronte al sofà ci sono due sediedi seta imbottite. Alle estremità del sofà ci sono dei tavoli su cui stanno delle lampade le quali hanno larghe e increspate ombre. Sul pavimento c'è un tappeto con medaglioni rosa crema e sulle pareti ci sono molti quadri ad olio che portano la firma di Jane Doe. Le finestre sono aperte e una forte brezza muove le tende dentro la stanza. All'esterno, il ramo di un pioppo sbatte ritmicamente contro i vetri di una finestra. Un orologio su una mensola suona le undici in punto. Questa descrizione delle cose esattamente come esse sono nella realtà del Nirvana o del Vuoto. Ora immaginiamo la stessa stanza come è vista attraverso gli occhi della persona che siede sul sofà. Diciamo che questa persona è Louisa Doe, la nipote di Miss Jane Doe che è venuta in risposta ad un invito. Mentre la zietta è occupata in cucina, la nipote si guarda intorno nella stanza e dice fra sé e sé: "Quei dipinti sono atroci. Nessuna meraviglia che la povera donna non si fosse mai sposata. E quei paralumi. Che orrore! Ma questo sofà è cosotsissimo. Deve averlo pagato una fortuna. Ricordo di averlo visto un anno fa ed esso sembra sempre lo stesso. Così soffice.troppo cattivo non sono nella Duncan Phyle. Signore, essa dovrebbe mettere a posto quelle sedie! I braccioli sono giustamente "grungy". Ma questo tappeto.scommetterei che è un tappeto orientale autentico. Sì.questo deve essere quello che ha comprato al Cairo. Quella brezza significa guai. Mi domando se ho lasciato aperti i finestrini dell'auto. Sarebbe meglio tagliare quel ramo prima che esso possa rompere un vetro. Le undici in punto! Ah, quello è il vecchio orologio di Hamilton, papà dice -giustamente- che è il suo. Spero di poter essere fuori di qui per mezzogiorno. Mi domando se pensa di lasciarmi questo luogo a me". Questa descrizione delle cose veduta attraverso l'intervento dell'ego è la distorsione della realtà, il Samsara o la Forma. Non c'è nessuna intrinseca differenza fra la Forma e il Vuoto. Semplicemente li percepiamo in modo diverso. Sia nel Samsara che nel Nirvana la stanza era la stessa. Ma nel Nirvana non c'era giudizio accurato o valutazione. Non c'erano ricordi o piani, nessun "prima e dopo", nessun "ciò che era solito essere", o "ciò che dovrebbe essere", o "ciò che sarà". Non c'era alcun pregiudiziale "io" o "me". Nel Nirvana c'è solo "è". E la percezione di ciò che "è" è diretto, spontaneo, e, come accade, accompagnato da una profonda gioia e serenità. Noi parliamo di sei mondi del Samsara perché essi sono popolati da sei diversi tipi di esseri umani. Le persone sono divise in diverse categorie a seconda della maniera in cui il loro ego compie la sua distorsione della realtà. Ogni tipo di "mondo" (realtà) rappresenta uno stile di adattamento, un modello di risposta o un metodo di imitazione alle esigenze della vita. Ogni individuo, dal periodo dell'infanzia, attraverso prove ed errori determina quale stile si adatta meglio ed è più efficiente per ottenere l'attenzione e lo status che egli desidera ardentemente. I sei mondi, poi, possono essere considerati come le sei strategie base di sopravvivenza (la loro identificazione costituisce, appunto, il vecchio sistema della psicologia nella storia). Nel Buddhismo, impariamo a riconoscere queste sei strategie, non perché possiamo identificarle negli altri (sebbene ciò possa essere utile se le osservazioni sono oggettive, istruttive e non accusatorie) ma perché possiamo imparare a identificarle in noi stessi ogni qualvolta noi le usiamo per evadere le nostre responsabilità, per manovrare le altre persone nell'agire nei nostri migliori interessi, per trarre beneficio per noi da qualsiasi vantaggio noi cerchiamo e così via. Nella vita di ogni giorno del mondo del Samsara, ogni persona in ogni società usa una di queste strategie. Ma noi vogliamo prima descriverle come esse si trovano nella vita religiosa. Nei monasteri, templi e centri zen, i monaci e i devoti i quali sono ancora presi nella ruota samsarica si dice per scherzo che praticano il Chan dei Sei Mondi. Le sei classificazioni sono lo Zen del Fantasma Desideroso, lo Zen del Demone, lo Zen dell'Essere Umano, lo Zen dell'Animale, lo Zen del Titano e lo Zen dell'Angelo. Ancora, questi non sono diversi stili di Chan ma sono semplicemente stili di adattamento usato dall'ego che ha pretese religiose (nello Zen Giapponese queste classificazioni sono chiamate, rispettivamente, Gaki, Jigoku, Ningen, Chikusho, Shura e Tenjo. Nella "Ruota Tibetana della Vita" le sei classificazioni sono Preta, Inferni, Uomini, Animali, Titani e Dei). Lo Zen dell'Essere Umano. Questo è il Chan degli affari mondani. Le persone che lo praticano sono persone pratiche che eccellono nel migliorare l'esistenza mondana e terrena. Nei monasteri gli Esseri Umani sono sempre coinvolti in attività non spirituali, facendo lavori che eseguono con una esemplare efficienza. La loro strategia è semplicemente divenire indispensabili e ciò gli riesce ammirabilmente da quando, invariabilmente, essi sono coraggiosi ed esperti in tutti i lavori che spaventano gli spiriti dei maestri Chan e di altre persone spirituali. Essi sanno come sbrigare le formalità, occuparsi dei media, organizzare escursioni, regolare le folle, raccogliere le offerte, manufatti di pregio e promuovere articoli religiosi e altri souvenir, compilare mailing list e gestire ristoranti, panifici, rifugi, ostelli ecc. Quando serve aumentare i beni del monastero e a convincere i turisti, i pellegrini e i membri della congregazione a contribuire per i miglioramenti, gli Esseri Umani non hanno pari. Queste persone lodevoli diventano devoti buddhisti o monaci perché essi apprezzano i molti modi in cui le loro vite sono migliorate dal modo buddhista di fare le cose. Gli Esseri Umani, in genere, credono che il Chan è più un modo di vivere che una religione e, come tale, essi lo valutano per l'equilibrio che la mediazione zen produce, per la sua dieta a basso contenuto di colesterolo piena di vita, per l'ambiente libero da stress, per l'eccellenza ortopedica delle sue stuoie per dormire, per l'inttelligenza, la varietà, e la non fanatica decenza dei suoi discepoli, per il comfort del suo ampio vestito fatto di fibre naturali e così via. Non trascurano le questioni spirituali. Qualche volta si preoccupano di capire con quale mantra si producono i più sani effetti sul sistema nervoso o quale canto rende i discepoli più felici. Essi possono avere vite sessuali ambiziose e possono essere a conoscenza che ci sono delle tecniche nel Buddhismo Yoga che, quando sono eseguite con successo, possono prolungare un orgasmo per venti minuti. Questo non è altro che migliorare se stessi e così essi si precipitano a trovare un Centro Zen. Gli Esseri Umani semplicemente non comprendono che lo Zen è Buddhismo e che il Buddhismo è una religione, una religione di salvezza. Benché il Buddhismo possa ben migliorare certe funzioni ancestrali (come l'attività sessuale), non è un club salutista o un centro sociale, un’associazione, uno studio di un artista o di un artigiano, una casa di cura, un gruppo di studio, una società filantropica, una pensione o una società che ricerca il profitto. Lo scopo del Buddhismo non è far fronte all'esigenze del mondo ma di trascenderlo, non ottenere comfort materiali ma fare a meno del concetto di esso, non per accrescere o per riabilitare le reputazioni, ma semmai per rinascere senza una identità terrestre nella gloriosa anonimità della Natura del Buddha. Divenire un buon raccoglitore di fondi è un poco fuori luogo. Il Chan del Titano. Nella mitologia, i Titani erano i più crudeli antenati degli antichi e più raffinati Dei Greci. Secondo quella tradizione, le persone che praticano lo Zen o Chan dei Titani hanno un bestiale e sadomasochistico approccio alla religione. Essi sono rigidi alla disciplina i quali possono andare in nessun altra strada se non quella "presa alla lettera dal libro". Se ispirati dai martiri, crociati o sergenti istruttori, essi sono convinti che la loro dedizione al Buddhismo e al benessere del monastero supera qualsiasi altra persona. Ed essi realmente credono che le indicazioni per quell'impegno sono dolore, sudore, scomodità, deprivazione, e conformità con un codice che farebbe arrossire in KGB. Nonostante i Titani siano notevoli duri lavoratori e notevoli raccoglitori, seppure controvoglia, di elogi per i loro sforzi, essi ancora trovano necessario raccimolare un'ultima soddisfazione denigrando il lavoro degli altri. Sebbene essi brontolino e siano pignoli in diversi versi, il coro è sempre lo stesso: "Se vuoi che qualcosa sia ben fatto devi farlo da solo". Come i Titani comprendono la religione, il male può essere purgato e la bontà essere acquisita da una varietà di dure prove stravaganti. In aggiunta ai loro riti giornalieri di sacrificio di se stessi nella esecuzione dei lavori noiosi, essi, con tutte le dovute fanfare, si impegneranno a prolungare i digiuni, la difficoltà dei quali è fortemente diminuita, essi modestemente noteranno, considerando la sbobba fatta dai cuochi di turno in cucina; o essi faranno solenni promesse (voti) di silenzio (una tattica che gli permette di guardare in cagnesco, scarabocchiare, fischiar)e o altrimenti mimare chiaramente il loro criticismo. Durante l'allungamento delle gambe (stretching), un periodo di camminata che pietosamente divide una lunga sessione di meditazione, i Titani rimarranno seduti in perfetta postura per dimostrare che essi mai abusano degli altri più di quanto essi abusino di se stessi. Nelle stanze di meditazione giapponese ad un monaco è assegnato il compito di tenere tutti in allerta. Egli si aggira ai lati della sala con un lungo bastone e se sorprende qualcuno a sonnecchiare, egli lo batte sulle spalle. Questi colpi sono piuttosto decisi e ognuno dovrebbe decidere per se stesso quando egli necessiti di questo stimolante per tenersi sveglio, egli si sottomette a questo monaco con il bastone ed è flagellato in conformità alle regole. Inutile a dirlo, i Titani si sottomettono ripetutamente. Assistere alle loro bastonate non porta alla tranquillità sebbene è considerevolmente più rilassante di avere uno di loro dall'altro capo del bastone. Tradizionalmente, nel Buddhismo Cinese, dopo il completamento del seminario di preparazione, sia gli uomini che le donne novizie passano attraverso una cerimonia di ordinazione durante la quale tre o dodici coni di incenso che bruciano sono posti sulla cima delle loro teste rasate. Quando questi coni si consumano essi bruciano il cuoio capelluto lasciando cicatrici permanenti. Dopo qualche tempo i preti ordinati di recente possono decidere di ripetere questa prova dei coni che bruciano come una speciale penitenza o come offerta di qualche tipo. I Titani, chiaramente, sono fra i più entusiastici seguaci di questa pratica. Come i giocatori di football americano nei college che ottengono piccole stellette incollate nei loro elmetti per fare pubblicità ai loro atti meritori, i monaci del Titano possono avere i loro cuoi capelluti decorati con piccole cicatrici rotonde Nella provincia del Guangdong, incontrai un vecchio monaco che aveva una dozzina in più delle obbligatorie tre o dodici cicatrici. Egli rise su essi, attribuendoli all'esuberanza degli eccessi giovanili. "Molti come tatuaggi", disse con un certo rincrescimento). Agli estranei, per esempio, qualcuno che non si sia dimostrato pigro, incompetente, smidollato o immorale, i Titani possono essere sorprendentemente simpatici e geniali. Ma la loro benevolenza iniziale è solo una testa di sbarco dalla quale essi più tardi prepareranno attacchi di rettitudine. Un martirio che fa paura non è una strategia per vincere strette amicizie personali, ma riesce nell'ottenere attenzione e status. Il Chan Animale. Questo tipo di Zen prende il suo nome dalla principale caratteristica degli animali domestici: la dipendenza. Una persona che pratica il Chan Animale ha bisogno delle stesse attenzioni sul sentiero delle mucche o dei canarini, che, appunto, necessiatano sempre di cure e attenzioni. Consideriamo queste due creature e l'accordo di scambio che queste hanno con noi. Una di esse, la mucca, ci dà il latte e il canarino canta in cambio di una gabbia, una tavola e qualsiasi altra cosa essi sono in grado di negoziare. Se smetti di dare il mangime al canarino, il canarino smetterà di mangiare. Prova a smettere di nutrire una mucca da latte e vedrai cosa ottieni. Entrambi se lasciati liberi non soprav-viverebbero per molto tempo. Forse un tempo entrambe sarebbero stati in grado di sopravvivere allo stato selvaggio, ma ora è troppo tardi. Essi sono diventati troppo timidi e hanno perso l'abilità di difendersi e di agire o pensare indipendentemente. Una persona che pratica il Chan Animale non può tollerare le ansietà della vita secolare (mondana). Egli semplicemente non può mantenere il suo modo di pensare nell'etica del DO UT DES o del dare e prendere del sesso o della politica del luogo di lavoro. Nel monastero egli sa che riceverà almeno tre pasti al giorno, una sua stanza, cure mediche, il vantaggio della pensione, una piccolo ma adeguato assegno mensile per un lavoro da cui egli mai sarà licenziato, donazioni supplementari dai parenti buoni, una lunga rispettabile vita che gli permette di prendere per il naso tutti quelli che dicevano che egli non sarebbe mai approdato a nulla. Nelle festività mai si dovrà preoccupare di ricevere un invito in quanto c'è sempre un posto per lui alla tavola del banchetto. E, ovviamente, alla vigilia di un nuovo anno, mai si dovrà preoccupare del tempo che passa. La gente che pratica il Chan Animale può essere timida, passiva e dipendente, ma sebbene questo suggerisca una certa stupidità, potrebbe essere erroneamente interpretata come una deduzione, un calcolo. Essi non sono né stupidi né non istruibili. Quelli che sono già prima formati e addestrati. Essi entrano nel monastero e sono incoraggiati a coltivare un interesse accademico, a prendere lezioni di musica, o ad imparare un mestiere o qualche altro lavoro. D'altro canto, essi non seguono una ordinaria vita lavorativa perché essi sono socialmente deboli, essi sono socialmente non reattivi. Essi si accorgono di tutto, registrando chi fa eche cosa e quando. Tutto avviene nel loro cervello he è difensivamente programmato per minimizzare la buona condotta degli altri e per esagerare ciò che in realtà non è così buono. Tale informazione è la loro munizione che, nel caso in cui dovessero mai non risultare all'altezza nella esecuzione dei loro propri doveri, essi useranno in qualsiasi modo possiblile per difendere se stessi. Essi non si staccano dal il veleno delle lettere scritte a mano. E piagnuccolano molto. Il Chan dell'Angelo. Questo è lo Zen dei sofisticati neo-intellettuali, i quali sono attirati dalla altezza spirituale dello Zen, dai suoi principi filosofici, dalla sua forza, dalla presentazione estetica e dalla dignità del suo sacerdozio che essi accettano sebbene impegnati e attaccati a un buon tempio greco. Queste sono le persone che il profeta Maometto aveva in mente quando pronunciò queste parole:"Un filosofo che non ha realizzato la sua parte metafisica, è un asino che porta il peso dei libri". Kosho Uchiyama Roshi, uno dei grandi maestri Zen dell'era moderna del Tempio di Antaiji, nota che nei monasteri Giapponesi sono gli Americani oggi che aumentano le file dello Zen dell'Angelo. Essi sembrano eccellere, dice, nel "lucidare gli scettri" delle persone di alto rango spirituale. Squisitamente superiori, essi sono chiamati "angeli" perché, mentre essi sono meno di Dio, essi non sono mai così tanto più che uomini mortali. Le persone che praticano il Chan dell'Angelo passeggiano nei giardini del Tempio dove essi sono frequentemente sorpresi in flagrante, in atti di sublime meditazione. Tutti i giorni hanno rapporti con il cosmo, incontri che li lasciano un poco senza respiro e incinti di un poema o due. Solitamente essi vengono allo Zen perché sono cresciuti con il grossolano materialismo e la degradazione morale delle città americane. Essi disprezzano il mondo di "plastica" e desiderano ardentemente l'elegante semplicità dell'Uomo Naturale del Chan. Ma nonostante la loro convinzione che l'uomo della città è corrotto, essi sono molto esigenti su dove essi prendono i loro diplomi universitari e su quale orchestra sinfonica ha registrato i loro classici favoriti. E sebbene lo Zen descrive se stesso come "una speciale trasmissione oltre le scritture, non fondata sopra le parole e le lettere, una descrizione che in qualche modo suggerisce che a qualsiasi livello i lavori canonici provocano dispute, il loro studio non incoraggia un modo di vivere "naturale". Le persone che praticano lo Zen dell'Angelo vagliano le voluminose tonnellate di scritture buddhiste solo per essere in grado di calunniarsi l'un l'altro in nome dell'erudizione esegetic a. Essi discuteranno per ore sulle più astruse o insignificanti sciocchezze, tirando fuori capitoli e versi come tanti attaccanti di football. Inevitabilmente essi sono pubblicati. Ma la questione non è se essi fanno molti best-seller o semplicemente hanno una occasionale uscita in una newsletter o in altre pubblicazioni interne. La conoscenza scritta della loro erudizione è la dimostrazione per loro che la loro strategia funziona. Una persona che pratica lo Zen dell'Angelo crede che avere conoscenza di qualcosa sia la stessa cosa che essere qualcosa, come se, conoscere la grammatica fa di uno un grammatico o conoscere i serpenti fa di uno studioso di serpenti, così, ragionano: conoscere Dio fa di una persona un immortale. La loro conoscenza è così precisa ed esaustiva che si sentono giustificati nel respingere qualsiasi cosa sia oltre essa -la vera esperienza spirituale- come falsa o insufficiente. Lo Spazio Tra i Sei Mondi e Il Settimo Nel buddhismo a volte immaginiamo che tra la Ruota del Samsara e la montagna del Nirvana ci sia una palude oscura e mortale, una specie di spazio spirituale o bardo che brulica di anime sofferenti. Ci sono persone che hanno saltato, che sono cadute o che sono state spinte fuori dalla Ruota quando le loro strategie di sopravvivenza hanno smesso di funzionare. Come il Samsara che è realtà vista attraverso gli occhi pregiudizievoli dell'ego e il Nirvana che è realtà percepita direttamente, lo spazio o palude è il luogo dove la transizione da un modo di percezione all'altro è possibile... non inevitabile ma possibile. Lo spazio, quindi, è il periodo critico di disillusione in cui una persona entra ogni volta che improvvisamente scopre che il proprio ego funziona male nel ruolo di arbitro della realtà. Nel momento in cui gli appare che c'è qualcosa di intrinsecamente sbagliato, che egli sta facendo grossi errori di giudizio e che le cose o le persone su di cui avrebbe scommesso la sua vita risultano non essere ciò che credeva che fossero, allora in questo momento entra nella palude. Può darsi che egli abbia affrontato la sua vita con efficienza e sicurezza, ma in questo spazio egli dubita della sua abilità nell'affrontare la vita. Un'immensa varietà di cause possono catapultare un individuo nella palude. Può darsi che egli sia sopraffatto da un evento che il suo ego vede come una tragedia personale: la morte di qualcuno amato; un tradimento; una malattia seria o un'infermità; un fallimento umiliante o un rifiuto; o a volte persino un apparentemente insignificante difficoltà che ha ammassato in modo critico un accumulo di piccole miserie. A volte egli semplicemente non sa accettare il naturale cambiamento dell'ordine delle cose come quando nota gli effetti della vecchiaia sul suo viso, sul fisico e sulla virilità o quando i suoi figli crescono e lo escludono dalla loro vita privata, ridimensionandolo a svolgere ruoli di minore importanza. A volte si dedica troppo pesantemente a un lavoro, un credo, un modo di vita o un'esperienza per scoprire poi che il suo investimento di tempo ed energia è stata una beffa, le mortificazioni di insolvenza. Un'altra peculiare ma comune cause di introspezione disturbata è un brusco risveglio nel fatto che la fase del "divenire" della vita è finita e che egli è già ciò che è stato destinato ad essere e che la risposta alla domanda "è tutto qui?" è tetramente affermativa. A prescindere dalla causa, in qualunque momento una persona è sufficientemente colpita da una rivelazione di fallibilità del proprio ego, si troverà in acque di disillusione. Non è però detto che siccome tutte le persone incontrano problemi seri, tutti loro si troveranno prima o poi nella palude. Molti ego riescono a far fronte a qualunque avversità. Molti uomini possono seppellire i loro figli all'alba e lavorare nei dettagli di un affare a mezzogiorno, o possono sopravvivere la più brutale esperienza e ancor prima che il sangue sia lavato dai loro corpi iniziano a mercanteggiare sui diritti della loro storia, o possono anche fare esperienza di un tragico incidente e ridursi a ponderare solo sulle domande che riguardano i meriti di contesa. Non si può nemmeno presumere che le persone abbandoneranno automaticamente i loro posti nel Samsara durante il semplice corso della crescita. Anche se è vero che la maggioranza di coloro che affrontano i crimini e le follie dei loro ego sono nella mezza età, ci sono molti esempi preminenti, persone più giovani che hanno effettuato la transizione e, d'altra parte, molte persone più anziane che non lasciano mai il Samsara. Buddha ha lasciato la sua vita samsarica all'età di 29 anni. Shankara, del Vedanta, aveva già fondato molti monasteri prima di morire all'età di 32 anni. Sri Ramana Maharshi, il grande santo indiano che morì nel 1954, raggiunse la maturità spirituale durante la sua adolescenza. Riguardo a coloro che si aggrappano alle loro vite ego-deluse e raggiungono la vecchiaia con la loro carcassa samsarica ancora intatta, possiamo trovarne molti che sono così ostinatamente pieni di sé a 65 anni allo stesso modo di mezzo secolo prima, quando erano adolescenti. A differenza dei loro coetanei che maturavano col tempo - l'indubbio segno della diminuzione dell'ego- molte persone anziane hanno ego che sono ancora duri, avidi, capricciosi ed egocentrici quanto mai. Non stiamo parlando di sociopatici, derelitti o di malati o infermi a causa dell'età. Uno scioccante numero di persone perfettamente in salute e anche rispettabili spesso fanno ricorso a una varietà di crimini meschini per soddisfare capricci egoistici. Alcuni manager di supermercati situati in prosperose comunità per anziani, per menzionare un triste esempio, hanno dovuto prendere provvedimenti seri contro il taccheggio nei negozi e per rispondere alla cattiva pubblicità dell'avere qualche povera e affamata signora anziana arrestata quando hanno scoperto che nonna stava in realtà sgraffignando patè e caviale. (Nonna sa che puoi essere impiccato sia per una pecora che per un agnello). Qualsiasi magistrato che si occupa di casi automobilistici può confermare il terrificante numero di anziani automobilisti che non vedono oggetti dai 5 metri di distanza in poi e che hanno una risposta di riflessi misurabile in minuti e che ancora insistono sul loro inalienabile diritto a guidare un automezzo in strada. Non siamo tutti destinati a declinare graziosamente. Qualsiasi uomo o donna che soffre di disillusione da crisi di questo spazio di cui stiamo parlando, probabilmente troverà la sua difficoltà esacerbata da confusione e senso di alienazione. Egli saprà che i suoi standard di valutazione devono essere rivalutati, ma non sa come compiere questa revisione. (Il soggetto non può essere il suo oggetto così come l'occhio non può vedere se stesso). Visto che il giudizio ha già dato prova di inaffidabilità, egli non sa dove rivolgersi o di chi fidarsi. Le sue vecchie strategie sono inefficaci, le regole del gioco sono cambiate drasticamente. Con tutte queste cose assieme che sembrano andare male egli si sentirà sotto assedio da ogni parte. La tensione che percepirà sarà così oppressiva che per trovare sollievo potrebbe incurantemente consumare alcohol e droghe, rendendo quindi pubblico che è fuori controllo e fuori strada. Oppure potrebbe tenere nascosto il suo dolore soffrendo senza darlo a vedere. Non vedrà il pericolo visto che la sua presente emergenza lo prevenirà dal pensare razionalmente al futuro. Non realizzerà di essere in guerra con se stesso e non comprenderà che il monopolio del suo ego sul proprio destino è stato sfidato. Lì nella palude sarà pieno di confusione e circondato da morti, morenti, drogati, ubriachi e pazzi. Potrebbe non essere a lui chiaro al momento che presto potrebbe diventare uno di loro. Al momento è solo uno straniero in uno strano posto. Egli ha tre possibilità: 1 - Potrebbe i segnali distanti di un santuario che lampeggia sulla montagna Nirvanica. In molti modi differenti, le religioni di salvezza pubblicizzano sempre la loro abilità nell'aiutare persone nei guai. Se egli è spiritualmente precoce e spesso le persone che meno sospettiamo possano avere potenziali spirituali si rivelano le più dotate divinamente, non ci dovrebbe mettere molto a capire la sua situazione. 2 - Potrebbe guardare indietro al mondo Samsarico e vedere la famiglia, gli amici, gli uomini di tv e una varietà di assistenti sociali, tutti che cercano di recuperarlo dalla ruota e riportarlo a bordo. 3 - Lo rassicureranno che troverà una nuova vita se solo si farà incapsulare i denti, se comprerà un auto sportiva, se si iscriverà in una palestra, se troverà una nuova pettinatura per i capelli che gli sono rimasti, se investe, o se andrà agli incontri e ai ritrovi sociali di persone con simili problemi. Se egli accetta il loro aiuto e prova tutti i sei mondi nostri per curare la disperazione, sarà solo una questione di tempo prima di scoprire una nuova pettinatura per risolvere una crisi esistenziale e un impianto stereo Blaupunkt non può evitare una chiamata spirituale alle armi. Nulla cambierà per il meglio. Si sentirà ancora come un alieno... sbalordito, dopo alcuni mesi di questi rimedi sarà un alieno con problemi economici. Il suo disagio si intensificherà e ritornerà nella palude in condizioni peggiori di quando ne era uscito. Se ha sviluppato problemi seri con l'alcool o la droga o altri comportamenti autodistruttivi, la famiglia, gli amici, i personaggi della tv e una maggior varietà di assistenti sociali aumenteranno il loro impegno nel salvarlo di nuovo. Ogni tipo di rimedio samsarico verrà provato sul suo ego in emorragia. I personaggi televisivi lo dirigeranno in ospedali privati garantendogli di ripristinare la sua dignità, una qualità che ignoreranno quando la sua assicurazione scadrà. Gli amici aumenteranno l'empateticità "per la grazia di Dio". Fino a quando l'annaspante uomo diventa un odioso ospite per cena o se è abbastanza sfacciato da chiedere un prestito o una lettera di raccomandazione, richieste che nel migliore dei tempi possono essere fatali per le relazioni. (A questo punto di solito non ci sono più riserve di gentilezza e lo si considera come una persona non gradita). Le famiglie riconsidereranno i legami di sangue. L'amore filiale (figliolo, siamo con te ad ogni passo della via del ritorno) diventerà qualcosa di duro e gelido, nel caso che il figlio inciampi o torni indietro (A tua madre non interessa dove metti il naso, basta che sia in Pensylvania o nei paraggi). Gli assistenti sociali persisteranno nei loro intenti dopo che gli altri avranno cessato di riconoscere la caduta esistenza di quest'uomo. Alcune persone che ritornano nel Samsara possono riuscire ad essere reintegrati. Alcuni rimarranno in cura per più di due settimane. Ma molti, decidendo che le cure samsariche sono peggiori delle malattie della Palude, rientreranno la Palude per l'ennesima volta. Giù dalla carrozza. Giù dalla profonda fine. Avanti e indietro. Perso e salvato fino a quando la rovina è completa. Un uomo potrebbe decidere di non rivolgersi ne alla Montagna ne alla Ruota. Cieco e sordo verso tutto tranne che verso le sue battaglie interiori, potrebbe perire nelle acque, una volta per tutte gli uccisori e gli uccisi. A Uchiyama Roshi, del Tempio Antaiji in Giappone, piace descrivere questa autodistruzione come una situazione che inizia con l'uomo mentre beve sakè, poi dopo un po' diventa il sakè che beve il sakè e infine si arriva al sakè che beve l'uomo. La stessa cosa avviene con una varietà di droghe, legali e illegali, che iniziano promettendo di liberare l'uomo dai suoi guai e finiscono col peggiorare i suoi guai e uccidendolo. E' triste notare che quelli che esprimono un interesse nel trovare una via di aiuto nella religione non ricevono mai incoraggiamenti dalle persone che sono nella Ruota. Nessuno nel Samsara consiglia mai a un uomo ferito nel suo ego di cercare una cura alle sue ferite nella religione. Il mondo dell'ego semplicemente non riconosce il separato e distinto mondo dello spirito. In termini di geografia spirituale, la Montagna del Nirvana non può nemmeno essere vista dalla Ruota del Samsara. Le persone che sono nella Ruota non sanno che per raggiungere il Nirvana è necessario assolutamente negoziare la Palude. (Non c'è altra via). Essi credono con certezza che il Nirvana sia semplicemente un raffinato stato o una maggior altitudine di Samsara. Essi sono a conoscenza dell'esistenza di persone spirituali ma credono che la spiritualità sia semplicemente una condizione di ego alterato, un ego che, forse, si è purgato di tutti i segni esterni del peccato e, come ricompensa, è stato glorificato ed elevato. Non possono concepire di perdere il proprio ego, una perdita, secondo loro, equivalente alla perdita della loro mente o almeno della loro umanità. Per loro le persone senza ego sono persone senza umanità: vegetali, amebe e lunatici- gruppi in cui nessuno si include volentieri. Oltretutto, anche se essi dovessero ammettere che la disillusione e l'alienazione sono problemi religiosi, fraintenderebbero i termini della soluzione. Gli ego, per natura, tendono a dominare gli altri ego, un controllo che invariabilmente si estende a interessi fiscali. Le persone nel Samsara istintivamente temono che la religione possa liberare una persona dai suoi beni come la libera dal dolore. Gesù può aver consigliato coloro che desideravano diventare suoi discepoli di dar prima i loro soldi ai poveri, ma nessuna persona nella "Regno della Cristianità" ha mai consigliato a un parente di essere così sfrenatamente generoso. Nemmeno amici o assistenti sociali approvano una tale eresia. Molti consiglierebbero a un uomo ferito di parlare col suo prete o di passare un po' di tempo in Chiesa; ma, visto che i novizi spesso trasferiscono le loro proprietà agli ordini religiosi in cui entrano, non gli consiglieranno di cercare un santuario in un monastero. Essi accetteranno però il suo potere di avvocato mentre lui si affida a una casa di cura. Queste, dunque, sono i tre possibili destini che aspettano chi è sceso dentro questo spazio. Egli può fare ritorno nel Samsara, più sul chi va là, segnato e in qualche modo piu sinistro e meno spontaneo di quanto lo fosse prima. Nel caso che tutte le terapie dovessero fallire e nel caso ricadesse nelle sue vie autodistruttive, può riesumare la sua carriera nella palude finché non arriva al punto di distruggersi completamente. Oppure, in un fortunato, prezioso e lucido momento, egli può distinguere ciò che è ovvio e vedere che la vita è semplicemente molto dolorosa e amara e che, dopo tutti i suoi anni di tentativi, egli ha completamente fallito nell'intento di diminuire il dolore o di addolcire l'esperienza. Questa conclusione deve essere raggiunta; non importa quanto tempo una persona ci mette a raggiungerla, o quanto essa ha sofferto prima di raggiungerla, o persino quanti crimini ha commesso sulla strada verso il raggiungimento di questa conclusione. Importa solo che egli arrivi a questa comprensione. Se egli si trova nel doloro in mezzo ai morti e ai morenti, i drogati, gli ubriachi e i pazzi e alla fine egli implora Dio di aiutarlo, egli è allora entrato nel Settimo Mondo del Chan. Nella prima delle Quattro Nobili Verità di Buddha "la vita è amara e dolorosa". A meno che questa Verità non venga compresa... non accettata sulla fede, ma conosciuta... non studiata, ma testimoniata... non assunta su ragione, ma verificata dall'esperienza, assolutamente e sanza riserva, a meno che una persona non sia a conoscenza, dalla testa ai piedi che la vita è amara e dolorosa, non è nemmeno un candidato per la liberazione buddhista. La Prima Verità deve essere compresa prima che la seconda possa essere rivelata. Vivere nel Samsara significa soffrire. La vita sotto la tirannia dell'ego è un'eterna battaglia che non può terminare in una vittoria. Per quanto tempo il tiranno vivrà ci tiranneggerà. Siamo frustati. La salvezza, quindi, inizia con un'ammissione di sconfitta. (Non con un atto di contrizione, come alcuni direbbero, ma semplicemente con un'ammissione di sconfitta. La contrizione è per seconda). Un po' più audace e con un po' più di curiosità, il candidato potrebbe presentarsi alla porta di un maestro Chan dicendo che la vita come egli la vede attualmente non vale la pena di essere vissuta e quindi egli vorrebbe investirla in qualcosa di valore; o, potrebbe dire che in qualche modo ha smarrito la sua via e si trova in un posto dove nulla beffa. Dove niente è sincronizzato e dove tutto sembra alieno e senza significato. Egli rimpiange tutto ciò che ha fatto e non da la colpa a nessuno per i suoi misfatti tranne che a se stesso. Egli chiede per una qualsiasi direzione che lo porti via dal luogo ostile, pieno di sofferenza terrena. Potrebbe utilizzare le metafore di battaglia e dire che il suo mondo è in rovina, che la sua lotta con la battaglia lo ha lasciato ferito e pesantemente sanguinante e che non ha più forza per continuare a combattere. Potrebbe aggiungere, quasi come sfida finale, che viene nel buddhismo perché non ha nient'altro da perdere e nessun posto dove andare. Al suono di queste parole il cuore del maestro inizierà a sventolare e schioccare come una bandiera di preghiera in mezza a un forte vento; nella sua lingua sussurrerà "grazie Signore". Il maestro sa che la vita dell'ego è realmente amara e che un uomo deve imparare da sé la follia di pensarla in altro modo. Nel lessico della salvezza, la Disillusione viene prima del Risveglio. I Metodi della Giusta Meditazione Ci potremo chiedere quale possa mai essere la virtù speciale dello Soto Zen, il quale vuole che con il fissare incessantemente un muro si possa raggiungere la liberazione ultima? In fondo anche le prigioni hanno dei muri ed infliggono umilianti punizioni, ma non per questo escono necessariamente fuori da esse dei maestri Zen. Cerchiamo di arrivare indirettamente alla nostra misteriosa risposta. In primo luogo è necessario fare una breve panoramica e alcune premesse sull'uso di congegni eletronici e droghe per raggiungere i più alti stati di coscienza. Nessuno può negare che le droghe siano state tradizionalmente usate nelle cerimonie religiose. Il Soma, la droga misteriosa più strettamente legata all'India antica, il Ling Chih (la Pianta di Lunga Vita) il fungo dell'albero e altri funghi, il peyote, la marijuana, le bevande alcoliche ed un assortimento di altre sostanze sono state assunte in tutto il mondo e attraverso la storia per promuovere o innalzare l'esperienza mistica. Se una persona è già in uno stato di esaltazione spirituale, le sue motivazioni sono oltre la domanda, anche se tale sua giustificazione non lo salverà da una possibile accusa criminale. E' invece tutt'altra questione quando il principiante cerca il Nirvana facendo un viaggio con l'LSD o quando gli ecclesiastici, la cui spiritualità rosata è stata sbiancata dall'abbagliamento di questo mondo, tentano di imbellettare la loro fede con uno o due litri di porto. Sebbene ai Buddhisti sia proibito dai Precetti usare sostanze per alterare la mente, purtroppo questa regola non è a volte rispettata da alcuni adepti, soprattutto quelli che si impegnano in altre forme di Yoga Taoista di matrice Buddhista. Per questi il Satori ed il Samadi costituiscono una linea che divide: prima dell'illuminazione o della unione divina, la regola è che non si devono usare sostanze quali l'alcool o droghe per fini rituali. La realtà è che l'Unione con Dio è raramente o addirittura mai sperimentata da chi non sia stato riverentemente umiliato dalla sofferenza attraverso un lungo periodo di sacrificio dell'ego. Ogni anno, inoltre, si sente parlare di alcuni meravigliosi progetti scientifici di ricerca in cui le droghe sono usate per indurre i più alti stati di coscienza, compreso il Nirvana. Per quanto i lettori di tali ricerche siano molto interessati, nulla in realtà viene da questi studi. I ricercatori, comunque, sembrano metterli ad un uso buono, offrendoli come evidenza della loro innocenza accademica quando fanno domanda per delle concessioni e per essere esonerati dai vari statuti di controllo sulle droghe. Chiunque pensa di trovare una scorciatoia chimica per ottenere la salvezza è pericolosamente e tragicamente in errore. Se le sostanze chimiche potessero veramente portare alla Salvezza, i drogati, chi usa acidi, cocaina o oppio, sarebbero diventati tutti dei santi. La dura realtà è invece che chi si droga viene assorbito totalmente dal proprio io egoistico, non altruistico. Gli psicologi in questi ultimi anni studiano con le tecniche del biofeedback, le onde celebrali e gli stati ipnotici. Tutto ciò è una cosa meravigliosa, la ricerca è una esperienza meravigliosa, ma la scienza non è la religione. (Chi volesse continuare a leggere qualcosa di questo tipo, può cliccare su questa URL e troverà materiale adeguato: http://xuyun.zatma.org/Italian/Dharma/Literature/7thWorld/7thworld-chapter5-it.html) | | |