Ancora una volta, prendiamo spunto da una serie di domande e risposte su Facebook per presentare un argomento che può essere interessante anche per altri lettori e praticanti di Dharma... Tornando sull’argomento trattato nell’articolo (http://www.superzeko.net/dharma_di_aliberth_da_rivedere/sorriso_interiore.htm), ritengo opportuno e ragionevole sviscerare ancora questo tema, dato che molte persone tuttora associano la bontà e la validità della pratica spirituale all’incontro con un tipo di maestri che nel volto hanno una costante e plastica espressione ‘tutta sorrisi e amabilità’. Non mettiamo certo in dubbio, come si evince dallo stesso articolo, l’attraente utilità di un bel viso sorridente che, di sicuro, è calamitante nel far avvicinare un principiante verso la propria proposta dottrinale. Il punto da chiarire è se una visione spirituale dura come il Chan, o l’Advaita Vedanta, o altre simili, che fanno ben poco utilizzo e uso di sorrisi e salamelecchi, sia meno valida sul piano realizzativo quando sono insegnate da seri istruttori che non fanno della faccia sorridente la loro attrattiva principale. Sul network di Facebook, ho provato a fare una indagine per capire se le persone che sono interessate alla spiritualità siano più o meno attratte dalla ‘forma’ accattivante di un Maestro, o Maestra, che si presenta appunto con volto sorridente, piuttosto di altri insegnanti che trasmettono una Dottrina profonda e di tipo realizzativo, pur avendo per lo più una espressione seria, e quasi burbera e scostante. Le opinioni sono state eloquenti, e ne presento alcune, che dimostrano una certa confusione al riguardo…
Aliberth: Amici, cosa ne pensate dell’attaccamento ai Maestri… Può dipendere dal loro aspetto fisico? Cioè dal fatto che un maestro si presenti sorridente e accattivante ai suoi discepoli? E.N. :Secondo me, l'attaccamento ai maestri c'è in chi li vede in un certo modo, più che altro come forme esteriori… M.M.: Io sicuramente si,... escludo però quell'attaccamento morboso all'amorevolezza della forma... confesso che forse è un mio limite. L.T. :Penso che chi si senta poco amato cerchi un maestro compassionevole e assai amorevole, mentre chi è più battagliero,cercherà un maestro che lo sfidi e lo metta in difficoltà. Non è detto che siano scelte giuste. Ma ognuno ha la sua Via e tutte sono parecchio tortuose, soprattutto all'inizio. N.N. : A me piace molto Nisargadatta, che non era tanto sorridente... anzi... eppure, con la mia mente ha funzionato... laddove non c'erano riusciti maestri suadenti e sorridenti che pure ho conosciuto.... M.M.: Beh, secondo me, anche tu sei ancora dannatamente attaccato alla forma, che infatti giudichi in base alla espressione... scartando tutto ciò che non APPARE come amorevole e compassionevole... e queste sono le tue catene… D.M.P: E' dipinto tutto su un volto, bello o brutto che sia. Talvolta, osservando certi maestri realizzati,non si capisce neanche più se siano uomini o donne: il maschile e il femminile si sono ormai incontrati, vi è l'incontro dell'Amore con se stesso; qui realizzi il sé o il non sé, e la tua vera natura. Se poi c'è un ‘oltre’ non lo so, ma secondo me l'oltre è proprio lo sgonfiarsi di tutto. Approfondirò il loro insegnamento… non conosco molto questi Maestri, io li chiamo genericamente… Maestri dell’eterno testimone, che è magari un passaggio. M.M. :Tu dici: "non si capisce più se siano uomini o donne"… : ma mica dipende dal loro aspetto fisico… Quindi, se ragioni così e vorrai approfondire il loro insegnamento... è poco probabile che esso possa piacerti…. E.N.:, Ma l'hai vista la foto di Nisargadatta che ho pubblicato prima? Oggettivamente, egli era bruttino.. e con uno sguardo cipiglioso… Guarda invece Papaji, che comunque diceva le stesse cose, ma lo faceva con un sorriso soave… Oppure, il Dalai Lama, che sorride sempre, anche quando deve comunicare qualcosa di triste, come i problemi del Tibet… M.M.: Spesso succede che certe persone, brutte e contorte dentro, vedano la stessa cosa in un Maestro... brutto e apparentemente poco amorevole e lo scartano; dopo di che scelgono un altro maestro solo per la sua APPARENZA amorevole. Sono d’accordo con quello che Aliberth ha detto nel suo articolo: "Tutti i maestri ‘accondiscendenti e simpatici’servono per richiamare le masse... ma soltanto i maestri che appaiono come ‘burberi e antipatici' riescono ad illuminare davvero alcuni dei loro seguaci. Il fatto è che quando si mantengono le emozioni dualistiche, le persone non 'vedranno' mai la loro realtà più profonda.." Aliberth: La tua osservazione è giusta…L’ho appena spiegato ad un amico che mi ha fatto una certa domanda sul perché alcuni discepoli si ‘attaccano’ ai loro maestri… ma ti rivelo un segreto... Quando si mantengono le emozioni dualistiche, cioè il ‘mi-piace’ e ‘non-mi-piace’,e le persone non 'vedono' la loro realtà profonda, ciò si deve al fatto che nella serenità 'indotta' da un’attrazione esterna piacevole, non si 'entra' all'interno di se stessi e ci si mantiene a galla sulle apparenze esteriori... Invece, con un maestro duro, tipo-Chan, se lo segui davvero e hai costanza nel voler capire i suoi più profondi insegnamenti, prima o poi, egli ti 'spinge all'interno di te stesso' e alla fine ti fa vedere la VERITA'... ecco il perché... ma è un segreto riservato a pochi...
Di sicuro, nel Chan vi sono figure come Bodhidharma o Hui-Neng, ma in genere quasi tutti i Patriarchi lo erano, che apparirono burberi e in un certo modo anche scostanti, proprio per mettere alla prova la vera motivazione e la disponibilità a trasformare la propria mente da parte degli adepti che volevano entrare nella Porta del Chan. Poiché proprio la durezza dell’approccio dottrinale permetteva ai Grandi Realizzati del Chan di capire se i loro discepoli avevano vere e serie intenzioni di arrivare all’Illuminazione,essi non potevano certo adoperarsi per ‘adescarli’…. Anzi, in molti casi, essi rifiutavano proprio di accogliere i nuovi venuti, almeno fino a che costoro non dimostravano una vera e seria intenzionalità a voler percorrere la Via, proprio abbandonando le mollezze mondane, a volte addirittura con sacrifici personali (come la forte storia di Hui-Ko che, per dimostrare a Bodhidharma la sua sincerità, si tagliò un braccio stando nella neve pur di essere accolto dal Patriarca ed ottenere il suo Insegnamento di Dharma, visto che il Grande Saggio non lo credeva…). Ora, è vero che il buddhismo auspica la fine delle sofferenze umane e, quindi, la ricerca e il desiderio di una felicità interiore, ma bisogna però dire che questa arriva allorché uno abbia abbandonato la ricerca di felicità mondana. Quindi, per poter mettere ‘pace’ nella propria mente, non è certo con frizzi e lazzi, ovvero con sorrisi accattivanti, che si può ottenere questo risultato, ma anzi, proprio ‘vedendo’ con una nuda mente quanto dolore e sofferenza ci sia in questo mondo samsarico…. Non solo quando le cose non sono positive o ci vanno male, ma perfino e soprattutto quando ci sembra di ‘essere-felici’ per aver la fortuna temporanea di godere buona salute, buona stabilità sociale e un partner affettivo che ci piace e ci ama. Si, perché si dovrebbe capire che ‘proprio queste’ sono le trappole del samsara. Quando noi abbiamo qualcosa che ci rende felici, ci dimentichiamo subito dei momenti brutti ed anche del fatto che questa apparente felicità momentanea non è duratura né permanente, e quindi è destinata prima o poi a mutare e trasformarsi in insoddisfazione o infelicità. Di conseguenza, a che serve mostrarsi con una faccia sorridente verso chi dovremmo insegnare che, di fondo, questa vita è una prigione? Sarebbe come prenderli in giro, e ingannarli ancora una volta… Se si insegna loro il vero Dharma, non si può pensare di offenderli con una presa in giro, ma bisogna mostrare loro il vero volto dell’esistenza… la vera realtà della vita, che il Buddha specificò nelle “Quattro Nobili Verità”. Eppure, è pur vero che simili Patriarchi e scorbutici Maestri Chan, nel loro più intimo, erano mentalmente pacificati e quindi sereni e lieti come infantili bimbi giocherelloni… Come è possibile questo? Pur non manifestando all’esterno la loro pace interiore, la loro equanimità e amorevolezza verso tutti gli esseri viventi, essi erano profondamente in pace con se stessi e con tutto l’universo. Come dire che non è certo l’abito che fa il monaco… E così pure, non è l’aspetto esteriore che denota e dimostra una vera pace interiore. Tuttavia, le persone mondane non capiscono questo, e rimangono ancora attanagliati alla forma, anche quando, dopo anni di pratica e di lettura della Prajna-Paramita, in cui nel Sutra del Cuore si ingiunge che, ‘la forma è vuota, ed il vuoto è forma’ esse ancora restano ‘attaccate’ all’aspetto esteriore ed a ciò che questo aspetto configura nelle loro menti tuttora offuscate ed illuse. Allora, per concludere, così come è ripetutamente detto nelle Scritture, per poter alla fine realizzare davvero il Dharma autentico, sia con la Via del Chan che con altre Vie, occorre che si arrivi ad estinguere dentro la propria mente la cocciuta adesione alle proprie personali idee di sacro e profano, di bello e brutto, di buono e cattivo, quindi ad ogni tipo di visione dualistica… altrimenti, l’illuminazione, ma anche la più semplice comprensione del Dahrma, saranno sempre molto lontane dalla profonda intuizione e dalla nostra saggezza, lasciandoci così sempre vittime della visione offuscata e di una mente del tutto ignorante… la quale, purtroppo, continuerà a coinvolgerci e a tenerci prigionieri della sofferenza samsarica… anche quando sembra che la vita ci sorrida, e noi ci attacchiamo a questo illusorio e temporaneo sorriso esteriore, perdendo così l’opportunità di arrivare al VERO sorriso interiore… quello che ci fa apprezzare il nostro essere qui nella meraviglia dell’esistenza nostra e di tutte le cose… | | |