Come altre volte, Aliberth prende ancora spunto da uno scambio di mail con una persona interessata al buddhismo, per esprimere il suo punto di vista (che, poi è quello generato dalla sua esperienza trentennale di studio e pratica del Dharma) riguardo all’interpretazione di alcuni punti del Dharma del Buddha… D:- Caro Alberto - è trascorsa una settimana da quando ci siamo salutati al termine del ritiro e non ho realmente avuto il tempo per aprire il computer di casa e scrivere. Dopo un impatto un po’ duro nella realtà problematica del mio quotidiano lavorativo (padre Mazzocchi dice che il ritiro è crocifisso nel quotidiano) la settimana è trascorsa bene, senz’altro con uno stimolo nuovo, o ravvivato, a proseguire nella pratica della consapevolezza. L’esperienza di Collevecchio è stata decisamente positiva, il luogo bellissimo, mi sono sentita subito in sintonia con le persone presenti e, soprattutto, ho apprezzato la serietà dei tuoi insegnamenti, frutto di una seria preparazione. Mi è capitato più volte di provare gratitudine per gli insegnanti che ho avuto nel corso della mia vita, da quelli scolastici, a quelli occasionali, ed anche a te va il mio grazie per quello che sei riuscito a trasmettermi. Certo, ognuno di noi ha un percorso, e a me viene spontaneo procedere attraverso parallelismi e confronti. Mi hai detto di non attribuirmi etichette ed anche su questa affermazione sto riflettendo. Ti racconto di una vecchia esperienza vissuta alla fine degli anni ‘80. Ero in provincia di Piacenza e partecipavo ad un ritiro di dieci giorni guidato da J.Coleman. Come sai è ben duro. I dolori alle gambe ed alle braccia mi hanno accompagnato costantemente per tutta la durata del corso, finché, all’ultimo giorno, durante una sessione seduta ho sentito, ad un tratto, una forte energia circolare in tutto il corpo, il dolore è scomparso, ed ho avuto la visione interna (non l’avevo mai cercata) di un Cristo (l’uomo, non in croce) in forma tridimensionale (per quanto mi possa sforzare non riesco a produrre immagini di questo tipo) unitamente ad una carica di Amore (e lo scrivo con la lettera maiuscola perché ho pensato all’essenza dell’amore, quella che è). Non so quanto sia durata l’esperienza, credo poco, in termini di tempo ma abbastanza per non averla mai più dimenticata. E’ uscito da poco il libro “Senza Buddha non potrei essere cristiano” di P. Knitter, con la prefazione di padre Mazzocchi (la collana è diretta da Vito Mancuso, un giovane teologo che viaggia a cavallo tra ortodossia e non), appena ne avrò terminata la lettura te ne parlerò. Nel frattempo ti chiedo gentilmente di fornirmi qualche spunto per riflettere sull’affermazione “il karma non esiste”. Spero di poterti rivedere ed invio a te e alle ragazze e ragazzi del gruppo (veramente belle persone con cui mi sono sentita in sintonia, come se li avessi sempre frequentati) un caro abbraccio. Grazie ancora, di cuore, per tutto. - D. Aliberth:- Cara D., subito una breve risposta alla tua interessante lettera... A parte, ti invio le mie congratulazioni per il riconoscimento della bella esperienza che per te è stato il Seminario e il modo per come saggiamente tu prendi l'insegnamento del Dharma. Qui vorrei un attimo puntualizzare la tua richiesta di spiegazione riguardo al KARMA. Punto primo. Il Karma NON esiste... la frase che tu riporti è una conclusione che emerge dalla comprensione della Dottrina Chan, vista nell'ottica dell'Assoluto (o Realtà Ultima), in cui poiché nulla esiste veramente dalla propria parte, di conseguenza neanche il KARMA può esistere davvero dalla sua parte (cioè, non può esistere un karma che non sia pari pari appiccicato ad una mente-coscienza, che produca effetti tali da giustificare il pagamento (positivo o negativo) delle sue cause-azioni. Quindi, la frase 'il karma non esiste', significa solo che esso non esiste (o meglio, non esisterà più) per quella mente che, compresa la natura della REALTA' ULTIMA, non avrà più alcun tipo di relazione causa-effetto, e pertanto non avrà più una mente che possa assumere l'effetto karmico. Tuttavia, ciò significa che...: Punto secondo: Il Karma ESISTE. Si, il karma esiste per tutte le menti che sono ancora nell'ignoranza, cioè nella non-comprensione della vera natura dei fenomeni, vale a dire per tutti noi esseri senzienti ordinari. Poiché le nostre menti umane (o comunque mondane, cioè di questo mondo, per riferirci anche ad animali ed altri esseri) sono condizionate dall'ignoranza metafisica, vale a dire che sono identificate con l'individuo o l'essere che noi siamo in questo dato momento di esistenza, è chiaro che questo stesso fatto genera una risposta alla legge di causa ed effetto. Ciò significa che ogni individuo, o essere, risponde mentalmente alle condizioni in cui si trova (anzi, meglio, crede di trovarsi). Quindi, poiché le nostre menti sono convinte di trovarsi in una situazione esistenziale dualistica, cioè di vivere in un mondo ritenuto 'reale', con le sue molteplici apparenze e manifestazioni, anch’esse ritenute reali, questo determina la risposta delle nostre menti a dette molteplici situazioni, creando così una catena di eventi a caduta, chiamate 'cause e condizioni' che, per legge di natura, hanno come risultati degli 'effetti', i quali a loro volta diventano di nuovo cause, e ancora effetti, e così via all'infinito... questa, più o meno è la spiegazione del perché il Karma esiste. Spero che tu l'abbia capita, malgrado il mio ingarbugliato tentativo di chiarimento. Un caro abbracci a te, e buon proseguimento nella Via di emancipazione mentale. Shanti, Al.
Torna alla sezione: Articoli di Aliberth | | |