Centro Ch'An Nirvana
Articoli di Aliberth


 

L’Investigazione per cercare l’Io…

 

(Aliberth entra in punta di piedi in una conversazione tra due praticanti che dimostrano una notevole preparazione ed un valido interesse per la pratica effettiva del Dharma buddhista).

 

 

XXX: Si parla sempre di cercare un ‘Io’. Beh, questo ‘cercare l’"io", la intendo come una cosa positiva (Sempre ammesso che esista un io da cercare…)


YYY: E tu l’hai cercato questo io? Sai dov’è?


XXX: Per cercare un io, dovrei avere un io che cerca... Vale lo stesso discorso di alcuni giorni fa: il desiderio di non avere desideri, è di per se già un desiderio? Il modo che finora ho conosciuto per avvicinarmi di più ad uno stato d'illuminazione, è stato quello di non desiderare l'illuminazione, accettare tutto come viene, come una barca a vela che segue il vento. Qualcuno ha detto che la rinuncia a cercare qualcosa sia il modo più facile per non affrontare i problemi... Ma a me sembra che questa sia una via di fuga che porterà in seguito a rincontrare gli stessi problemi, se non addirittura anche maggiori. Primo, si deve distinguere quali sono i veri problemi, nel senso di capire quali sono quelli che si presentano nella vita, a prescindere da noi, e quali sono quelli che ci costruiamo noi stessi. No?? Secondo si deve distinguere quelli che noi possiamo risolvere e quelli che non possiamo risolvere (visto che potrebbero dipendere da altre persone, e quindi è possibile che non possiamo risolverli, perché fanno semplicemente parte del nostro karma maturato). A quel punto si potrà vedere che i problemi rimasti saranno veramente pochi e di facile soluzione…


YYY: Spero di riuscire a spiegarmi bene, perché non sempre ci riesco (a causa del mio karma). C’è un io assoluto e uno relativo. L’Io assoluto è quello che veramente esiste, che passa da una vita all’altra, che ha la natura di Buddha…. Il corpo non è questo io, ma è il veicolo, la casa temporanea, ed è a questo corpo che noi siamo attaccati e che ci crea dei problemi. I problemi non ci sarebbero se non avessimo l’attaccamento, ma per non avere attaccamento dovremmo provare la nausea del samsara, come di tutto quello che comporta. Questa è l’unica maniera per ottenere la completa liberazione, o illuminazione, e non tornarci più. Finché c’è anche il minimo attaccamento,creeremo del karma e ritorneremo a rinascere all’infinito. Spero di essermi spiegata bene. A volte faccio fatica ad esprimermi quello che ho in mente.


Aliberth: Giusto. Ben detto, cari amici… Aggiungo che per poter (ri)conoscere l'Io Assoluto, bisogna mollare la presa sull'io relativo. La meditazione è un modo, anche e soprattutto una lunga e costante pratica spirituale che faccia abbandonare pian piano tutte le tendenze nevrotiche dell'io relativo, quali appunto gli attaccamenti mondani, le abitudini, le repulsioni e il desiderio oggettivo ed affettivo, e tante altre cose che si imparano col tempo e con la costante consapevolezza e la visione di se stessi e della propria mente... La fiducia nel Dharma deve essere così forte e sincera da non farci quasi più avere interesse per questa effimera vita, ed anche se essa deve comunque essere vissuta, ciò deve avvenire solo per poter conoscere la verità del nostro essere qui e di imparare ad evitare i nostri sbagli ed errori. Sbagli se ne possono fare, ma poi bisogna subito diventarne coscienti e immediatamente pentirsi, ed inoltre redimersi.
Il Dharma dà a tutti noi la possibilità di rimanere ordinari esseri umani (con le nostre debolezze) ma esige che ci si renda immediatamente conto dell'errore e fare di tutto per ripararlo e non ripeterlo...

 
YYY: Parole sante! Anche se, purtroppo, questa vita spesso ci fa avere un sacco di problemi sui quali noi non abbiamo la forza, né la volontà di intervenire… Problemi famigliari, economici, di salute, ecc. In che modo, secondo i tuoi saggi consigli, una persona ben motivata potrebbe uscire da queste situazioni dell’esistenza.


Aliberth: Beh, il vero problema è SEMPRE l'identificazione... Cioè, uno si identifica con il personaggio che pensa di essere, il proprio nome, il proprio volto, il proprio ruolo nel mondo. E così, uno crede ai propri problemi MENTALI e aderisce alla vita SENTITA da questa mente. Ed è questo che ci imprigiona e ci impedisce la Liberazione. Qualunque cosa sia successa, o possa succedere a questo individuo, la mente dovrebbe rimanerne distaccata... sennò si continuerà a soffrire. Anche se le cose possano andar bene in un certo modo e si fosse felici, non appena le cose cambiano, e la nostra mente felice se ne accorge, subito essa diventerà triste... Ecco perché si soffre... Bisogna imparare a non dar peso alle COSE DI QUESTO MONDO, e bisogna ritrovare la nostra IDENTITA’ SPIRITUALE... cioè, la mente di Buddha, quella che non è nata, non muore mai e che non è la mente individuale e personale. Anzi, si dovrebbe capire che noi siamo soltanto l'incarnazione di quella mente superiore e perciò, i nostri problemi personali, essendo solamente contingenti e appartenenti a QUESTO mondo impermanente e illusorio, non possono diventare i problemi della Mente-di-Buddha... Così, si dovrebbe capirlo, altri-menti tutte le lezioni di Chan non potranno servire a nulla...
Un vero insegnante è un’unità di coscienza che si è TOTALMENTE affidato al Dharma, e aderisce completamente a questa visione... Diversamente, egli stesso sarebbe così preso dalla sofferenza che vede intorno a sé, da non poter consolare nemmeno la sua persona. Ma questa visione della sofferenza non deve prendere la mente... altrimenti, essa non potrebbe riconoscere la sua natura superiore e divina, ma non può mischiarsi nemmeno con le cose piacevoli di questo mondo, perché sennò essa non potrebbe mai riconoscerle come temporanee e ingannevoli.


YYY: Grazie. Ora, per favore, potresti spiegarmi cosa significa "conoscenza intrinseca", e ‘intento ed espressione’, nella ingiunzione che dice, "coloro che non hanno ancora raggiunto l'illuminazione devono studiare l'intento piuttosto che l'espressione, mentre coloro che hanno raggiunto l'illuminazione devono studiare l'espressione piuttosto che l'intento"… Grazie Al.


Aliberth: Questa è una domanda davvero basilare.... ‘Conoscenza intrinseca’, significa 'conoscere in noi la nostra stessa "facoltà" di conoscere', e spero che tu capisca cosa significa. 'Intento', vuol dire "motivazione", "intenzionalità", e significa avere compreso cos' è in noi che ha lo stimolo per l'illuminazione... "Espressione" significa il modo di esprimersi e di "presentare il Dharma" alle altre persone...
Quindi, tutta la frase..."coloro che non hanno ancora raggiunto l'illuminazione devono studiare l'intento piuttosto che l'espressione, mentre coloro che hanno raggiunto l'illuminazione devono studiare l'espressione piuttosto che l'intento", alla fine significa che coloro che non sono ancora illuminati devono studiare sempre se stessi e la loro vera motivazione (da dove parte, dove si insedia, cos'è che la ostacola, ecc.), mentre coloro che l'hanno raggiunta devono badare a come si esprimono, senza mostrare lati di egocentrismo, senza parlare troppo di "né e cercando le parole giuste per indicare agli altri la strada da seguire e il luogo interiore ove cercare la Vera Natura... Buona ricerca...


YYY: Si. Però io penso che uno che ha raggiunto l’Illuminazione, vuol dire che deve aver compreso, e uno che ha veramente compreso non può avere l’egocentrismo e quindi non può parlare troppo di sé. La sua concentrazione si rivolge al suo interno..

 
Aliberth: Tu dici: (Io penso che uno che ha raggiunto l’illuminazione, vuol dire che deve aver compreso, e uno che ha veramente compreso non può avere l’egocentrismo e quindi non può parlare troppo di sé, la sua concentrazione si versa verso il suo interno). Si, ma appunto… Chi è proprio adesso che sta dicendo questo? Chi è, se non questo ‘Io’ che non vede se stesso e non riconosce la sua vera ‘identità’? Ecco, perché bisogna indagare, investigare, cercare… E comunque, prima di parlare di CHI è che ha raggiunto la comprensione, bisogna sforzarsi di raggiungerla... Così, si capisce che non c'è alcun motivo, né significato, di PARLARE di coloro che hanno o meno compreso...
A colui che ha raggiunto il Risveglio, Non è che NON piace parlare di "né... più che altro non ne SENTE il bisogno. Se uno gli fa domande sulla sua persona, o la sua vita, allora ne può parlare, ma se non è richiesto, non ne parla...


YYY: Ecco, questo volevo sentirti dire… Alla fine, ci siamo riusciti. Comunque, tu sei un grande insegnante e questo non te lo può levare nessuno, ti riesce di farti capire anche da una testona come me… Grazie.


Aliberth: Non disprezzare la tua mente, amica mia... se tu fossi stata davvero una testona, avresti da tempo "mollato"!... Invece, sei una discepola molto in gamba, visto che ancora percorri cosi validamente il Sentiero del Chan...

(La rinuncia è la sensazione di essere così nauseati dai propri ricorrenti problemi da sentirsi decisamente pronti ad abbandonare l’attaccamento verso qualsiasi cosa e a iniziare la ricerca di un altro stile di vita, che renda significativa e appagante la propria esistenza. - Lama Yeshe)