Si è perfino inventato un neologismo, etichettando come ‘vip’ (very important person), tutte quelle persone che, per un motivo o per l’altro, sono assurte alle vette della notorietà e della fama, idolatrate dalle folle e volutamente imitate nei loro modi comportamentali, così da tracciare perfino delle mode seguite ciecamente dai ‘comuni mortali’. Vediamo, infatti, che tutti i mezzi di comunicazione attualmente attivi, compresi quelli più riservati, come i giornalini di quartiere, dedicano innumerevoli servizi figurativi e verbali a questi personaggi famosi. A volte, perfino coloro che sono riusciti a farsi un nome in ambito strettamente locale, diventano degli idoli per la massa di gente che quotidianamente sgomita nell’anonimo grigiore delle loro vite da ‘persone qualunque’. E, quindi, si può immaginare quanto desiderio e quanta voglia di arrivismo può sorgere nelle menti di queste persone cosiddette ‘comuni’. Fin dall’infanzia, la maggior parte delle persone anela di diventare ‘qualcuno’. E gli stessi genitori, magari frustrati dalla loro stessa condizione di ‘perfetti sconosciuti’, bramano ardentemente che i loro figli possano riscattare il loro anonimato, possano far diventare ‘famoso’ il nome della loro casata, così da vantarsi, potersi rallegrare e agghindarsi di ‘gloria riflessa’, grazie al successo eventuale ottenuto dalla loro prole. Perciò, solamente il bisogno di successo e notorietà che, molto spesso, porta anche relativa ricchezza e benessere, è tutto ciò che gli esseri umani ordinari sentono di dover inseguire. Gli individui di sesso maschile propendono per il desiderio di potere e di successo nella politica, nella finanza, nell’arte e nello spettacolo, proponendo agli altri le loro personali capacità di intelligenza, di forza e di coraggio. Di converso, le donne cercano, il più delle volte, di affidarsi alla loro bellezza, al fascino ed alla grazia, per poter effettuare la loro personale scalata al successo e alla tranquillità economica. Resta, tuttavia, il tentativo comune di aprirsi una strada maestra attraverso la massa di individui che resteranno totalmente anonimi e sconosciuti, almeno fino a che qualcuno non scriverà per sempre il loro nome su una fredda lapide di marmo. In effetti, a quel punto, tutti ritorneranno ad essere uguali e accomunati nel simile destino… Allora, questo desiderio di successo e gratificazione, dove porta mai e fin dove ha un qualche vero valore? Questa domanda in primis dovrebbe essere fatta agli educatori e agli insegnanti, cosicché possano riproporla ai bambini che iniziano la loro vita nelle aule scolastiche di questa nostra degenerata società, spiegando loro che, appunto, l’inseguire il successo e la gratificazione mondana non porta da nessuna parte ma, anzi, fa solo dolorosamente ritornare in questa dimensione di vita materiale, la cui legge di natura è giustappunto l’impermanenza ed il cambiamento, che sono i comuni marchi della sofferenza. Che il desiderio e la brama di ottenimenti mondani, quali il successo e la notorietà, che apparentemente dovrebbero apportare felicità e benessere, portino invece alla cupa sofferenza viene dimostrato dal fatto che, in questo sistema di mondo, nessuno vi è rimasto per sempre. Tutti, infatti, debbono morire e questo fatto fa sì che tutti, prima o poi, passino da una provvisoria e ingannevole felicità di una apparente ‘vita reale’ ad una sostanziale e terribile constatazione della propria sparizione. Perciò, quanto potrà durare quella effimera felicità provocata da un effimero ‘successo’ mondano? E poi, per quanto un individuo si sforzi di ottenere i primi posti nella ‘scala dei valori’ di questo sistema-mondo, in questa nostra struttura sociale vi sarà sempre la paura di una perdita di tutto ciò che si è raggiunto e di un possibile cambiamento di situazione. Quante persone che, pure, erano arrivate all’apice del successo e della notorietà, del potere e del comando, dopo poco tempo o, al massimo, dopo qualche anno, non si sentono più nemmeno nominare e, ad un certo punto, sono svaniti nel nulla? Inoltre, tutta la loro presunzione, la loro orgogliosa supremazia sugli altri individui non li ha mai portati ad essere ‘veramente’ diversi dalle altre persone. Infatti, chiunque è arrivato in alto, è condizionato a credere ciecamente alla ‘realtà’ dei suoi ammiratori, e aderisce senza scampo alla illusorietà di questo mondo irreale. Perciò, dal punto di vista della Verità Suprema, tutti coloro che ambiscono ai posti di potere di questo mondo sono i peggiori illusi e sono anche quelli che pagheranno il karma più amaro. Gesù Cristo disse “E’ più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, piuttosto che un ricco entri nel Regno dei Cieli”. Questo per confermare che proprio le posizioni che gli stolti ambiscono di più, cioè il ruolo di ‘vip’, sono le più pericolose e rischiose dal punto di vista spirituale. Quel punto di vista che riguarda proprio la ‘vita’ successiva che ciascun individuo dovrà ripetere dopo quella attuale, almeno fino a ché non sarà Illuminato, e quindi finché non avrà finalmente compreso l’inutilità di ritornare in questa dimensione ‘samsarica’ a rincorrere inutilmente un’illusoria felicità mondana (che non viene mai raggiunta, o almeno, conservata), comprendendo solo allora la necessità di ‘annullarsi’ in un definitivo e assoluto NIRVANA. Parliamo ora della vera ‘Scala dei Valori’. Quella che permette di arrivare alla finale comprensione di questa Verità del “Grande Vuoto”. Di solito, tutti i Grandi Esseri che coltivano la mente spirituale, vivono nell’anonimato e sono ben lieti di rimanervi. Solo in rare e determinate occasioni, essi arrivano alla notorietà. Ma si tratta di situazioni obbligate, mirate, per cercare di spingere gli altri esseri a dirigersi verso la religione e la spiritualità. Vediamo che in tutte le Religioni vi sono personalità famose che, in certi casi, hanno una notorietà ed importanza anche sul piano sociale e mondano. Questo non vuol dire che essi siano gratificati da questa loro notorietà né che, quando sono invitati da Capi di Stato o dai ‘media’ dell’informazione, essi siano felici di venire fotografati, filmati o intervistati, come quei ‘vip’ di cui si è parlato prima. Io credo che se qualcuno è un vero ‘Mahatma’, cioè una ‘Grande-Anima’, considera anche queste incombenze mondane come un ‘servizio’, una sorta di dovere per il bene comune e per l’espansione di una fede e di una visione religiosa tesa a aggregare tutte le coscienze sui ‘veri valori’ dell’esistenza. Tuttavia, vi sono molti ‘esseri illuminati’ che però restano nascosti nell’anonimato, dato che il loro ‘karma’ spirituale non impone di proporsi apertamente, né di mostrarsi al grande pubblico. Costoro hanno veramente ‘compreso’ la realtà della manifestazione, e di conseguenza hanno individuato il nucleo universale di questa Suprema ‘Realtà’, o Verità. Direttamente al loro interno, essi hanno ‘sentito’ la Mente Unica che gli ha parlato, e hanno saputo ascoltare senza intromettersi e senza attribuirsi l’identità di questa Verità. Perciò, adesso sono pronti ad abbandonare, senza rimpianti né attaccamenti, la realtà apparente di questa vita. Per essi, i fenomeni e le forme di questo mondo sono, con parole di Shamkaracharya, “simili ad escrementi di corvi”, vale a dire, senza alcuna vera importanza. Perciò, che valore può avere per essi l’inseguimento di poteri e successi mondani, di notorietà e fama, di gratificazione e benessere economico, dato che essi conoscono la verità dell’impermanenza, del mutamento e della ‘vacuità’ di tutte le cose? Dunque, concludendo, la cosiddetta ‘Scala dei Valori’ di questo mondo, è veramente ‘quella’ che dobbiame salire? O piuttosto, la vera ‘Scala dei Valori’ è quella che va in modo naturale verso l’alto, cioè verso le supreme sommità dell’Essere, verso il Cielo, verso l’Assoluto? E voi, che vi ritenete persone ‘spirituali’, verso quale ‘Scala dei Valori’ state tendendo? Se vi gloriate della vostra notorietà, se intimamente gioite di questo, anche se siete dei riconosciuti ‘Maestri’, non siete certo interessati alla vera ‘Scala dei Valori’. Ed allora, avete ancora un po’ di tempo per ravvedervi e ritornare sulla retta Via. Almeno, finché siete ancora in vita. In questo apparente sogno chiamato “vita”. | |