In effetti, negli anni passati, erano venute molte persone che se ne stavano sedute qui con il loro corpo ma la loro mente era altrove, e soprattutto non erano consapevoli del divagare della loro mente, e probabilmente esse non avevano mai fatto un qualche sforzo per mettere realmente in pratica i sacri insegnamenti del Buddha e dei suoi seguaci. Adesso però si è cambiato registro e poiché la pratica più sostanziale ed efficace viene fatta durante la nostra vita di tutti i giorni, ora si cerca di mettere in atto un metodo di costante auto-consapevolezza che ci accompagni come un’ombra nella nostra vita quotidiana, durante tutti i nostri movimenti di corpo, parola e pensieri. Poi, non si accettano più persone che non siano veramente motivate nel voler modificare le loro menti distratte e disturbate, ed inoltre si cerca accuratamente di evitare che l’insegnamento qui trasmesso sia solamente una mera e superficiale erudizione ad uso e consumo dell’ego, il quale anziché esser messo strettamente sotto controllo, amplifica ancor più la sua dittatura sulla mente, poiché si vanta di essere ancor più sapiente ed importante. Certo, questo significa che le persone idonee sono invero poche e che il gruppo non potrà mai essere numeroso ma, come ci insegnano i racconti e le storie sullo Zen, da sempre i veri centri di istruzione spirituale sono stati molto selettivi, e quindi essere in pochi, alla fine, è un segno di validità e di pregio.JJ MONDO SENZA CHAN - Più passa il tempo e più ci si rende conto che il ‘mondo’ ed il Chan, almeno relativamente parlando, sono agli opposti. Infatti non c’è proprio alcun dialogo tra i due. Le persone, cioè le entità messe in funzione dalla Mente, non hanno nessuna intenzione di voler andare alla ricerca del loro vero ‘essere’. E lo si vede dal fatto che malgrado da più di dieci anni esista qui in Italia una ‘vera’ scuola di Chan, le persone che si sono affacciate ad essa sono state meno di un centinaio e quelle che lo hanno praticato per almeno un po’ di tempo, solamente qualche decina. Tra l’altro, proprio mentre si sta scrivendo queste note, c’è in programmazione il nostro Seminario a Collevecchio. Esso sarebbe un’ottima occasione per mettersi alla prova, per capire se ognuno di noi è in grado di afferrare le profonde verità che sono all’origine del nostro esistere. E invece, per ribadire quanto detto sopra, a parte i frequentatori abituali del Centro, non ci sono state prenotazioni. Eppure, le persone vanno a fare Corsi di Yoga e vari Seminari in tutta Italia, e forse anche all’estero, spendendo un sacco di soldi. Per fare che? Per tornare poi alle loro case e rimanere sempre quelle che erano, con le loro ordinarie attitudini comportamentali, i loro vizi e le loro virtù. Come sempre, senza che nulla in esse sia veramente cambiato. Perfino i loro sentimenti di: ‘mi piace e non mi piace’ - ‘lo voglio e non lo voglio’, ‘bene e male’ - ‘giusto e sbagliato’, sono rimasti gli stessi. Infatti, esse continueranno a litigare con i loro simili, a dare colpe a destra e a manca per i loro eventi karmici, a desiderare emozioni sempre più intense, a rifiutare testardamente i loro problemi, e così via… Insomma, la loro visione spirituale non si è maturata e queste persone continuano costantemente a vedere il mondo nell’aspetto dualistico, credendo fermamente e senza dubbi alla sua presunta ‘realtà’, senza poter vedere la sua apparenza ‘effimera’ e senza mai avere la volontà e sentire il bisogno di ‘prepararsi’ al grande passo, cioè a quando tutto questo, il mondo e loro stessi, dovranno inesorabilmente svanire… Ecco perché ormai sono diventato profondamente ‘scettico’, e non sono più portato a credere che gli esseri senzienti possano venir salvati. Se questo è davvero il ‘Kali-yuga’ allora non c’è più speranza. Siamo tutti al ‘si-salvi-chi-può’, ma purtroppo anche questo non viene capito e tutta l’umanità, prima responsabile di tutto quanto avviene su questo lato della manifestazione, sta andando diretta verso il baratro, come un impazzito gregge di ottuse pecore, private di un pastore che sappia guidarle verso la salvezza… Ahimé! COSA FARE, ALLORA? Per quanto detto sopra, non resta altro che auspicare che i pochi fortunati idonei a comprendere questo messaggio di salvezza si affrettino a conoscere e praticare il Chan, prima che sia troppo tardi. Prima, cioè, che esso sparisca del tutto da questo mondo, a causa del non venir usato. Come in una guerra atomica, se i rifugi anti-atomici non vengono usati, essi, pur essendo utilissimi, diventano tuttavia inutili se nessuno vi si rifugia… Così è per il Chan. Se la gente lo ignora e lo disdegna, a che serve che esso potrebbe essere l’unica ‘àncora di salvezza’ da questo illusorio mondo? ESTATE E DHARMA- Ogni anno ci ritroviamo a questo punto (l’addio temporaneo dal nostro Centro di pratica e meditazione) col solito problema e l’abituale carica di dubbi: ‘Come passeremo questa estate, senza la pratica assidua del Dharma?’ Poi, come ogni anno, l’estate passa e ci ritroveremo ancora a settembre ad aspettare la riapertura del Centro. Quindi, tranquilli… Godetevi la bella estate, andate al mare, o in montagna. Ma siate solo sempre consapevoli di voi-stessi! Solamente questo è ciò che serve, ciò che dovrete portare con voi. L’importante è che non lo abbandoniate mai! Potete fare qualunque cosa, purché non sia dannosa a voi stessi ed agli altri… E questo è possibile farlo soltanto rimanendo costantemente consapevoli della propria mente. Purtroppo, molte persone credono di aver capito cosa significa ‘essere consapevoli’. Ma la maggior parte di esse è in errore. ‘Essere consapevoli’ non significa sapere cosa si sta facendo. O almeno, non significa solo quello. Invece, il vero senso di ‘essere consapevoli’, è di essere sempre dentro noi-stessi. In modo tale che, mentre noi pensiamo qualcosa, c’è sempre dentro di noi una forte coscienza che osserva e conosce i nostri pensieri. La stessa qualità di coscienza dovrà esservi quando parliamo o quando agiamo, cioè mentre ci muoviamo o facciamo qualcosa… Un invisibile ‘occhio interiore’ che però è sempre attivo… perfino quando dormiamo. La pratica della Consapevolezza è una delle peculiarità del Dharma buddhista e soprattutto del Chan. Non è una cosa che si possa imparare da soli. Soltanto i Grandi Esseri hanno avuto la fortuna di possederla in modo spontaneo già alla nascita. Tutti gli altri esseri umani dovranno studiare assiduamente il Dharma e fare molta pratica, prima di diventare familiarizzati con la Consapevolezza. Ma non c’è da preoccuparsi. Vi sono diverse possibilità concrete di imparare il metodo se uno è fortemente motivato. I maestri e le scuole di Dharma ormai sono ovunque. Si tratta solo di saperli cercare, sperando di riuscire trovare quelli giusti, quei pochi punti di riferimento veramente validi, con insegnanti in grado di adoperarsi davvero e con costanza nella istruzione diretta dei discepoli. Infatti, non basta frequentare dei Centri una-tantum, magari solo per imparare lo yoga o le arti marziali. Quello che serve è un abile insegnante che si sforzi di farvi apprendere il metodo. E che vi segua in maniera continua ed interessata, correggendo i vostri errori di comprensione sulla vera natura della mente. Altrimenti, ciò che si rinforzerà in voi, sarà soltanto l’ego. Quell’ego che diventerà più saccente, che si sentirà più ‘santo’, ma che, purtroppo non sarà arrivato a conoscere veramente ‘se stesso’. E quindi, non avrà di certo imparato ad usare la propria ‘Consapevolezza’, né saprà ‘CHI’ è che dovrà essere messo sotto la lente di ingrandimento. Perciò, una simile persona continuerà a vedere gli altri e tutto il mondo allo stesso modo in cui lo vedeva prima di entrare nella sua presunta ‘spiritualità’. Vale a dire quindi che non sarà avanzato nemmeno di un passo sul vero Sentiero Spirituale. BUON RITORNO A CASA… - Eccoci ritornati tutti dalle ferie estive. E tutti pieni di ardore nel voler riprendere la pratica meditativa. Auguri a tutti coloro che intendono rimettersi sul sentiero spirituale. Ed auguri vivissimi anche a chi per la prima volta si avvicinerà (anche se non saranno in molti), o sentirà il bisogno di ritornare nel sentiero del Chan. Potremmo domandarci cosa può fare il Chan per queste persone… Beh, per prima cosa, può aiutarle a diventare più consapevoli. E che significa questo? Significa che, diventando più consapevoli, gli individui aiutano se stessi, ma anche tutti gli altri, a sentirsi meglio. In che modo, essi possono sentirsi meglio? Beh, diminuendo le loro tendenze negative ed assumendo pian piano una mente positiva che permetta loro di non fare più il male, ed anzi valorizzare molto di più il fare il bene. E come possono le altre persone riceverne beneficio? Qui, sta il miracolo. Infatti, le altre persone, pur se esse stesse non praticano il Dharma, riceveranno positività e benessere da parte di coloro che praticano il Dharma. Infatti, una delle prime regole del Dharma è quella di esimersi dal fare il male, a se stessi ed agli altri. Quindi, ne risulta che chiunque sia in contatto con persone che praticano il Dharma (ovviamente, in modo corretto), riceverà beneficio dalla loro intenzione di non fare il male. Facciamo un esempio. Di solito, le persone comuni si sentono male e provano sofferenza quando qualcuno è arrabbiato con loro, mentre si sentono piene di superbia e furore quando esse stesse sono adirate con gli altri. Questo fa si che nel mondo vi sia sempre una continuità di atteggiamenti di presuntuoso egoismo, in cui ognuno, quando si arrabbia con qualcun altro, crede di avere ragione e pertanto non ha desiderio né interesse a riappacificarsi. Per le persone che praticano il Dharma, invece, accade il contrario. Lungi dal sentire sofferenza se qualcuno, inopinatamente e per i più svariati motivi, ce l’ha con loro, esse soffrono quando, per caso, provano avversione o rabbia verso qualcun’altro. Questo fatto, quindi, le spinge a cercare la riappacificazione con l’altro, umilmente e senza superbia e, perciò, il loro atteggiamento non può che fare bene, a loro stesse ed alle altre persone. E’ chiaro? E’ per questo che il Dharma è considerato ‘benedetto’ e benefico. Perché, oltre che far bene a chi lo pratica, meravigliosamente fa bene anche per chi lo riceve… Quale miglior presentazione per questo splendido e magico sentiero che, però, richiede in partenza una capacità di intuizione e lungimiranza che non è alla portata di tutti. Infatti, già la titubanza e i dubbi (oltre che, in alcuni casi, una certa avversione) da parte delle persone comuni, sono indice di impossibilità di approdo alla dottrina. E, come è stato detto nel numero precedente del Notiziario (vedi Luglio-Agosto 2008), è proprio la capacità di acquisire una completa Consapevolezza, ciò che permette poi di arrivare alla qualità ‘compassionevole’ del nostro cuore intimo. Arrivare allo stadio in cui si sente il bisogno di fare il bene, non è il frutto di un caso. Ma è solo il frutto di una perfetta comprensione. E la perfetta comprensione arriva solo con la pratica di un vero Sentiero Spirituale autentico, qual è il Chan, il Sentiero dell’auto-conoscenza. OM. | |